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Paolo Pinardi - gennaio 2006
Vite
da Cantiere. Nuovi
schiavi e caporali a Milano e in Lombardia nel Millennio della
globalizzazione. di
Luigi Lusenti e Paolo Pinardi
Contributi
di don Luigi Ciotti, Franco De Alessandri, Guglielmo Epifani e Franco
Martini Edizioni Comedit 2000 - euro 9,00 E'
una delle ultime pubblicazione di Comedit 2000, la piccola casa editrice
milanese che fa dell'indagine sociale e della conoscenza del territorio il
presupposto della propria militanza. Insieme
agli amici dell'Arci e di Libera e della rivista il ponte della Lombardia,
promotori della Carovana Antimafie, e ai sindacalisti della Fillea Cgil
della Lombardia si è voluto approfondire e far conoscere all'intera città
la realtà del cantiere edile, paradigma nel suo sfruttamento e nella sua
precarizzazione del lavoro di oggi e della società globalizzata. In
alcune piazze di Milano alle sei del mattino era possibile incrociare
decine se non centinaia di
ragazzi e adulti marocchini o egiziani, rumeni o albanesi, in attesa del
caporale che dopo veloce contrattazione smistava il suo carico umano in
uno dei tanti cantieri della nostra città e regione; ora, dopo diverse
denunce e iniziative sopratutto dei sindacalisti e della Carovana
Antimafie, il mercato delle braccia è diventato più sotterraneo, ma non
meno efficace. Del
resto questo dell'edilizia è uno dei pochi settori trainanti di questa
economia in declino: grandi infrastrutture come la Tav o la nuova Fiera,
il recupero delle aree dismesse come il Portello o l'Innocenti, i piccole
e medi cantieri di una politica urbanistica milanese e lombarda a dir poco
sfrenata per cui si costruisce dappertutto sotto (i box) e sopra
(mansarde); l'importante è dar fiato alla bolla speculativa del mattone,
poi si vedrà. E
allora perchè stupirsi se delle persone, spesso senza permesso di
soggiorno, vengono reclutati a 3 euro all'ora con il caporale che spesso
ne trattiene più della metà, se nei nostri cantieri si raggiungono
percentuali di lavoro nero pari al 40% e in alcuni casi oltre la metà;
buona parte di questa città rischia di essere un cantiere precarizzato
che oggi c'è e domani non si sa: i giovani dei call center, i lavoratori
dei centri commerciali e di molti servizi o agenzie, le migliaia di
co.co.co e dei nuovi rapporti di lavoro della legge 30 perfino tantissime
partite Iva. Perché
stupirsi se dei ragazzi vengono sbattuti nei cantieri, senza formazione e
senza nessuna misura di sicurezza: siamo il paese con la più alta
percentuale di incidenti sul lavoro; situazioni assurde come il simulare
incidenti stradali o risse tra marocchini, quando si verificano gravi e
spesso mortali infortuni nei cantieri periferici, sono meno rari di quel
che si pensa; in quelli più grandi e importanti si ha la fortuna di un
immediato soccorso e di un commento sui giornali del giorno dopo. Queste
vite da cantiere sono raccontate nel libro; il mercato delle braccia,
l'infiltrazione delle varie mafie è documentato da semplici lavoratori,
sindacalisti, magistrati e associazioni. Le
classi dirigenti, i ceti politici di Milano e Lombardia nelle varie
consultazioni elettorali, primarie comprese, farebbero bene ad
interrogarsi del perchè siamo giunti a questo punto e se non è il caso
di fermarsi e invertire la rotta.
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