VIA PADOVA |
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MartesanaDue - marzo 2010
MartesanaDue maggio - giugno 2009 Via Padova è andata a convegno
MartesanaDue aprile 2009
Il Comitato "Vivere in zona Due " al lavoro
La Casa della cultura islamica
Il liceo artistico Caravaggio alle prese con lo spirito del luogo
MartesanaDue -febbraio 2009 Una finestra aperta sul futuro, una risorsa per il quartiere e la città
Le tabelle riguardanti la ricerca effettuata sulle realtà commerciali
Parco Trotter: manutenzione e riqualificazione
MartesanaDue- dicembre 2008 Scuola media quartiere Adriano, il Comune si burla degli abitanti
Verso un progetto di riqualificazione di via Padova
MartesanaDue - luglio 2008
*** Dopo il bombardamento mediatico con la relativa passerella di politici e giornalisti, il ritorno alla normalità fatta di solitudine e abbandoni, ma anche di dignitosa vita quotidiana con tante piccole solidarietà. Per la verità quel che rimane visibile in questi giorni è l’aumentato traffico dovuto ad un continuo viavai dei vari mezzi di polizia e carabinieri; bisognerebbe spiegare a qualcuno che è sufficiente una sola macchina di polizia che percorra la via per le normali questioni di ordine pubblico. Hanno iniziato tre anni fa a raccontarci che tutto nasceva dalla mancata sicurezza, con la sindaca presente in questa parte della città solo per presentarci militari, associazioni in divisa o con la pettorina che avrebbero sicuramente risolto tutti i problemi. Ma la realtà, come si sa, è più forte della propaganda. Quest’ultima ci ha costretti a sopportare varie presenze tra le quali la manifestazione di una ottantina di militanti del Pdl (parlamentari, assessori e consiglieri) protetti da alcune centinaia di appartenenti alle forze dell’ordine dagli spernacchi e dagli insulti di normali cittadini. Molto più apprezzata dai non italiani la presenza dei ragazzi del comitato antirazzista o dei centri sociali che, come è noto, non hanno la fobia di candidarsi a qualche elezione o di ricevere finanziamenti pubblici. La realtà è talmente evidente che perfino alla sindaca hanno dovuto dire che esiste un’altra via Padova fatta di comunità, associazioni, impegno quotidiano e solidarietà. Ora le istituzioni, per dimostrare la loro “presenza sul territorio” provano a incontrare quest’altro mondo, magari dividendo tra associazioni buone e non buone, tra quelle da invitare agli incontri e cattive, tra quelle che vivono grazie ai finanziamenti pubblici e quelle che fanno volontariato. Rimane la questione vera di una presenza diretta delle istituzioni con progetti di coesione sociale, di mediazione culturale, di interventi concreti su casa e lavoro. Invece, a dimostrazione dell’inconsistenza di alcune istituzioni, ci troviamo con il presidente leghista del Consiglio di zona 2 (un fantasma da 4mila euro al mese) che afferma perentoriamente che lui non porterebbe mai in via Padova i suoi figli. Paolo Pinardi
"Via Padova è meglio di Milano" “Via Padova è meglio di Milano” è il titolo della festa che interesserà la via più multietnica della città il 22 e il 23 maggio prossimi. Nei due giorni via Padova sarà la vetrina più colorata di Milano. Non si era mai visto niente di simile all’aperto: concerti, incontri religiosi, gare sportive, dibattiti, percorsi gastronomici, negozi aperti, visite alla via… Una festa particolare, dunque: non ci saranno bancarelle e il traffico non sarà bloccato. Si lavorerà molto sulla strada, nei cortili,nelle piazzette, nei luoghi del disagio, ma anche negli ambienti di pregio, lungo tutta la via. Un titolo, direte, non rispondente alla verità delle cose, provocatorio soprattutto dopo quanto è accaduto e considerata l’immagine che in questi anni è stata data in pasto all’opinione pubblica. Abbiamo fatto nostra l’espressione di un bambino in visita alla via, stupito nello scoprire le tante cose belle e singolari che la popolano; una frase ingenua di un piccolo residente che riconosce in via Padova la sua casa. Ecco, via Padova è la casa anche per noi e per i molti che la abitano. È una strada del mondo, una finestra aperta sul futuro. Una via dove si incontrano tanti Paesi. Noi sogniamo che via Padova diventi un quartiere dove le genti si incontrino, un territorio ricco di ambienti creativi e di centri culturali, dove i negozi, sempre aperti, possano offrire i prodotti più singolari, dove è bello abitare in case dignitose, giocare nei parchi che la circondano e gli anziani non vivano in solitudine i disagi di un quartiere che cambia la propria identità. Sappiamo che, come tante capitali dell’Europa, si vivono i problemi di un territorio che si trova a sperimentare una convivenza tumultuosa tra diversi. Vi si trovano aree di degrado e di delinquenza, sofferenze condominiali, solitudini di anziani, assenza di centri di ritrovo. Ma ignoriamo e non valorizziamo le tante risorse professionali, istituzionali, culturali, economiche e paesaggistiche che la presidiano. Per questo possiamo immaginare per via Padova un destino diverso: che possa diventare un laboratorio di convivenza civile. A condizione che la si smetta di coltivare la paura, che le forze più vive e positive si mettano in dialogo, facciano sistema; tutte le realtà, istituzionali e non, e in primo luogo il Comune e il Consiglio di Zona, che riteniamo debbano finalmente decidere di investire risorse economiche e intelligenza politica in un progetto complessivo che incida sui punti di debolezza e valorizzi i punti di forza. Abbiamo davanti a noi un evento di livello internazionale: l’EXPO. Per quella data via Padova può diventare una vetrina internazionale, in cui la paura che ora la scuote sia sostituita da uno spirito di grande coesione sociale. Noi abbiamo cominciato a incamminarci lungo questo percorso. Effettuando ricerche, mettendoci in rete, prendendo contatti con i tanti ricercatori che hanno studiato il territorio, proponendo interviste ai commercianti, promuovendo un convegno su via Padova, mappando le risorse e i punti di degrado. Ora siamo impegnati nella realizzazione di questa manifestazione: ci siamo dati una struttura organizzativa; abbiamo definito le attività, ma soprattutto ci siamo messi a lavorare assieme, con le nostre esigue risorse economiche, aperti al contributo di quanti sono disponibili a impegnarsi per scacciare la paura e per ricostruire un territorio vissuto come “speranza per tutta la città”. Carlo Bonaconsa
Via
Padova è andata a convegno Sabato
9 maggio si è svolto presso
il Liceo Artistico Statale “ Caravaggio”il convegno su via Padova,
promosso dal comitato “ Vivere in zona 2. Si
sono alternate relazioni sul lavoro svolto dal Comitato, interventi di
Dirigenti di Regione, Comune e Provincia sulle politiche attuate dalle
istituzioni pubbliche, proiezioni di filmati molto gradevoli
e ben fatti sulla realtà di Via Padova, presentazioni di un
romanzo centrato su esperienze di vita di immigrati, lettura di un
testo teatrale toccante , riguardante la morte di un senzatetto in
Via Padova, resoconti sull’attività di alcune realtà associative e
scolastiche del territorio. Hanno
partecipato al convegno diverse decine di cittadini e addetti ai lavori:
rappresentanti di associazioni, di chiese e di comunità, consiglieri
comunali, semplici cittadini. Ci
sono state purtroppo anche assenze significative da parte di componenti
del Consiglio di Zona, pur invitati.
Nei
prossimi giorni si farà in
appositi incontri collettivi e individuali una valutazione dei risultati
ottenuti In
prima battuta vorrei poter esprimere alcuni giudizi personali, positivi e
negativi. I
negativi, prima di tutto. Alcuni
obiettivi non sono stati raggiunti. Alcune assenze fanno pensare. Il
tempo limitato a disposizione
non ha permesso lo svolgersi di un confronto approfondito tra le
associazioni sulle tematiche del territorio e della coesione sociale. Se
si era poi pensato al
convegno come ad una
opportunità offerta per acquisire
conoscenze meno frammentarie del quadro normativo e delle politiche che
Regione, Provincia, Comune mettono in campo per promuovere integrazione
tra le popolazioni nei territori, per valorizzare la diversa presenza di
etnie, per costruire climi
interculturali accoglienti e arricchenti, per attenuare le ragioni del
disagio e delle situazioni di degrado ambientale, ebbene,
questo risultato non è stato raggiunto, perché
gli interventi dei relatori hanno proposto, a parer mio,
riflessioni di carattere generale, forse anche un po’ scontate e
a volte non del tutto pertinenti con il tema della giornata. Fatto
questo che ha indotto molti a porsi alcune domande: Non
si è stati al tema posto dal convegno “Via Padova, finestra sul mondo,
risorsa per il quartiere e la città”, perché ci troviamo in assenza di
un pensiero progettuale da parte delle istituzioni? Perché il tema
dell’integrazione non costituisce una preoccupazione importante in
questa fase politica? Perché è più facile utilizzare il tema
dell’incontro di popoli in
termini di paura e di richieste securitarie, più che pensare ad una
politica che si faccia carico di coordinare progetti di intervento, di
sperimentare patti di concertazione tra le realtà operanti nel
territorio, senza delegare totalmente al privato sociale la gestione delle
sofferenze umane e sociali? Il
Comitato, che pensa al Comune
e al Consiglio di Zona come istituzioni che dovrebbero assumere il ruolo
di registi degli
interventi di riqualificazione complessiva del territorio di via Padova e
di valorizzazione delle risorse ivi presenti, non intende però rinunciare
a mettere in atto tutti gli sforzi possibili per un loro forte
coinvolgimento. Quanto
al dialogo tra le associazioni, nelle prossime settimane saranno ripresi gli incontri
individuali per tentare di raccogliere valutazioni e proposte di lavoro per il prossimo futuro. Pensiamo
di promuovere per settembre
un tavolo di confronto per verificare la possibilità di elaborare
una comune carta di intenti e costruire un pensiero condiviso che,
nel riconoscimento del grande valore della specificità della propria
esperienza, attribuisca un significato
decisivo alla condivisione di un orientamento più concertato. Esso ci
aiuterebbe a uscire un po’ dai nostri recinti per tentare di condividere
assieme alle popolazioni immigrate
un percorso comune e potrebbe permetterci di offrire un contributo
più vasto all’impegno di miglioramento del territorio che tante realtà
territoriali ivi operanti hanno
fin qui compiuto. I
fatti positivi che mi inducono a ritenere che il convegno abbia raggiunto
pienamente il suo scopo. . Importante
è stato soprattutto il percorso compiuto: le ricerche effettuate, la
raccolta di materiali e di dati, gli incontri con cittadini e realtà
associative, il documentario e le
interviste realizzati, i
contatti con i giornalisti e le televisioni che hanno permesso di offrire
una visione meno stereotipata di via Padova, le elaborazioni e le proposte
che sono state formulate e raccolte. E
poi ci siamo guardati in faccia. Ci siamo conosciuti e parlati. Abbiamo
condiviso un momento di incontro e di confronto. Ci siamo scambiati gli
indirizzi e i numeri di telefono. Abbiamo visto che siamo in tanti, tutti
impegnati con passione e chiarezza di obiettivi.
Tutto
questo ci consentirà di riprendere molto presto il lavoro con
informazioni e conoscenze più approfondite, di rapportarci con le realtà
sociali e religiose del territorio con più familiarità e di individuare
le priorità degli interventi futuri, con l’auspicio che l’apporto di
molti potrà contribuire a fare di Via Padova un possibile modello di
integrazione riuscita e di serena convivenza. Carlo Bonaconsa
Il comitato "Vivere in Zona 2" al lavoro Passo dopo passo il lavoro del Comitato incomincia a dare i primi risultati.
Il primo risultato è costituito dalla ricerca sulla via Padova per illustrare la quale si é tenuta nei giorni scorsi una prima conferenza stampa alla Casa della Cultura Islamica. Forte é stato l’interesse di giornalisti, cronisti e associazioni presenti nei confronti dell’indagine e dei dati forniti relativi alle attività commerciali, ai problemi emergenti della scuola e alle condizioni abitative. Questi i titoli dei maggiori quotidiani presenti, apparsi mercoledì 4 marzo, che hanno dedicato ampi spazi nella cronaca cittadina: Corriere della Sera. " La strada degli immigrati-Patto islamici/comitati "per fare rivivere il quartiere".- Via Padova: integrazione fallita-I residenti traditi dal Comune.- "Abbandonati": studenti in fuga dalle scuole. " ma questa non è una casbah". Avvenire. "Via Padova: "Progetti non solo telecamere"-Asse arabi/italiani: "La scuola primaria sta diventando un nuovo ghetto"- Nuovo centro islamico al civico 366: la pratica é stata bocciata dal Comune. "Per uscire da una situazione emergenziale legata alla sicurezza occorre un modello di convivenza diverso". Il Giorno. "E’ emergenza sociale: sos- Nelle scuole 4 bimbi su 10 sono stranieri, perché gli italiani scappano-Un quartiere che "rischia l’emergenza sociale" e al tempo stesso laboratorio di globalizzazione-Ambizioso tentativo di progettazione territoriale dal basso. Titoli e contenuti che colgono solo in parte ciò che i dati evidenziano. E’ emerso ancora una volta la tentazione di sottolineare pericoli e emergenze e non le potenziali risorse che offre un laboratorio sociale e culturale quale è la via Padova. Comunque, grazie al prezioso lavoro realizzato dal gruppo che ha lavorato sul progetto di Via Padova e al contributo del periodico "Martesana due", il comitato "Vivere in Zona 2" incassa un primo successo nello sforzo di rendere patrimonio comune il lavoro svolto e di portare i problemi di via Padova sotto la lente di ingrandimento. Ora si va più speditamente verso il convegno che si terrà ai primi di maggio e che darà forma, in un confronto con le realtà associative e territoriali che intervengono sul territorio, al progetto che abbiamo chiamato "Via Padova una risorsa per la città, una finestra sul mondo". Una indubbia curiosità e attenzione sono state rivolte da parte dei giornalisti e operatori presenti alla conferenza stampa al salone di preghiera molto fotografato e ripreso dalle telecamere. Cesare Moreschi, coordinatore del Comitato La Casa della Cultura Islamica La Casa della Cultura Islamica è un’associazione fondata nel 1993, ha la sua sede in locali in affitto in via Padova 144 e vede nel proprio Consiglio Direttivo persone da lungo tempo residenti regolarmente in Italia, occupate in diversi settori lavorativi compreso quello delle libere professioni e provenienti da diversi paesi. Svolge numerose attività in collaborazione con i servizi pubblici cittadini, con le realtà presenti nella zona. E’ tra i fondatori con molte realtà cattoliche, buddiste ed ebraiche del Forum delle Religioni a Milano. Lavora per l’integrazione e sostiene l’inserimento dei bambini musulmani nelle scuole pubbliche. Agisce in sintonia con il quartiere circostante nel quale non ha mai rappresentato un problema. E’ frequentata da molti musulmani per la preghiera del Venerdì, tra le 13.00 e le 14.30, per la quale ha ottenuto l’uso temporaneo di palestre del Comune. Sono circa 1200 i fedeli che pregano nella sede di Via Padova, circa 800 quelli che frequentano la palestra di via Cambini ( meno della capienza del locale) e circa 800 i frequentanti la palestra di Vi Iseo. Intorno a questa attività non si è verificato mai alcun fatto problematico per le zone circostanti. Nella sede di Via Padova 144 esiste una biblioteca di testi sulla cultura araba e sull’Islam, scritti in diverse lingue; vengono frequentemente accolti gruppi di scolaresche che chiedono incontri per approfondire la conoscenza delle reciproche culture. Da sempre la Casa della Cultura Islamica esprime posizioni moderate, si impegna a difendere le cause giuste ad esempio l’appello all’emittente araba Al Jazeera per la liberazione delle "due Simone", la ferma condanna degli attentati terroristici di Londra, Riad, Nassiriya, Istambul. Per questa posizione moderata e democratica ha visto aumentare il numero dei sostenitori musulmani, extracomunitari e italiani. Nel campo dell’assistenza ai nuovi immigrati sosteniamo la loro presenza fino all’avviamento al lavoro. In alcuni mesi dell’anno offriamo più di 250 pasti caldi al giorno. La Casa della Cultura Islamica ha operato per anni nel recupero e nel sostegno morale degli immigrati presenti nelle strutture carcerarie; alcuni di loro hanno ripreso la via della legalità e attualmente lavorano onestamente. Confermiamo la nostra disponibilità ad ospitare quanti volessero prendere conoscenza della nostra realtà e venirci a visitare. Il nostro recapito è il seguente: 0228510513, fax 0226893901, cell.3478404884, email: cci.milano@libero.it.
Il liceo artistico Caravaggio di via Prinetti 47 alle prese con lo spirito del luogo Nella memoria di molta gente che abita da tempo sulla via Padova, oltrepassato il ponte della ferrovia, l’edificio giallo ocra, immerso nel verde e parzialmente celato da un muro di cinta che si incunea nella lunga arteria milanese per poi continuare sino a lambire i margini del parco della Martesana, ha mantenuto il nome di Pio Istituto per i Sordomuti poveri di Campagna, per brevità chiamato Pio Istituto. Quel complesso dalle forme sobrie ed equilibrate, costruito nel 1926 allo scopo di accogliere e far crescere cristianamente i figli di contadini indigenti afflitti da sordità, dove si insegnava l’educazione, il linguaggio dei segni e l’esercizio del mestiere di ciabattino, falegname, sarto, praticato in loco, per oltre mezzo secolo ha testimoniato, con discrezione, la generosità dei cittadini benefattori nei confronti di tanti bambini duramente colpiti nel corpo e nell’anima.. Quando nel 1986, quasi mille persone, per lo più adolescenti, entrarono nell’edificio chiuso da tempo, gli abitanti del quartiere non tardarono ad accorgersene. Intorno a quel palazzo tranquillo e operoso la vita si stava diversamente animando: era cambiato lo "spirito del luogo". Una nuova comunità, sempre scolastica, questa volta rumorosa, confusionaria e forse, ai loro occhi, anche un po’ eccentrica, si era insediata nel quartiere di via Padova.. Da allora, al n. 47 di via Prinetti, abita il Liceo Artistico Caravaggio, una istituzione, come tante altre che, pur navigando a vista tra i problemi e le contraddizioni del sistema scolastico, ha scelto di coniugare la preparazione culturale e artistica con la formazione umana e civile, di infondere negli allievi il senso di appartenenza, di offrire loro occasioni per mettere a frutto conoscenze e competenze acquisite, di valorizzare le individualità, di premiarne l’impegno ed i risultati raggiunti, di promuovere, per usare un termine specifico, la cittadinanza attiva. Negli ultimi dieci anni il Collegio dei docenti e il Consiglio di Istituto del Liceo hanno orientato le scelte scolastiche proprio in questa direzione, impegnando energie e risorse per sostenere, anche finanziariamente "Due volte benessere", un progetto pluriennale di Educazione ambientale ed alla salute. Duplice lo scopo: il primo di informare e sensibilizzare gli studenti alle problematiche ambientali, attraverso procedimenti e azioni concrete, il secondo di collaborare con altre realtà presenti nel territorio di appartenenza Duplice l’impegno: il primo di prendersi cura e di riqualificare gli spazi scolastici, in particolare il giardino e l’orto, il secondo di partecipare allo studio delle soluzioni per risanare e valorizzare un tratto del percorso prospiciente il canale della Martesana. Nel biennio 02/ 05, il progetto, chiamato inizialmente "Giardini e cortili: finestre sulla città", ha impegnato, a vario titolo, tutte le classi di indirizzo architettonico/ambientale, figurativo e visivo, in un lavoro didattico di riqualificazione del cortile e del giardino della scuola, dove è stato allestito e rappresentato dal gruppo teatrale della scuola uno spettacolo itinerante, alla riscoperta dei caratteri e della magia del luogo. Nel 2005 il bando di concorso "il Giardino dipinto", aperto a tutte le scuole artistiche della Regione Lombardia, ha segnato l’inizio della rinascita del giardino, un tempo bellissimo, invaso dalle auto parcheggiate sulle aiuole e ridotto,dopo tanti anni di incuria, in un grave stato di abbandono.. La riqualificazione e la manutenzione del giardino sono entrate, così, a far parte del progetto di Educazione ambientale. Sono stati inseriti nella programmazioni didattica di alcune classi il censimento di tutte le specie arboree e arbustive presenti, i progetti di riqualificazione del cortile ed il recupero del giardino secolare che si affaccia sulla via Prinetti. Per due anni studenti di classi diverse si sono alternati per ridare al giardino il bel volto di un tempo. Non è facile, si sa, mantenere in buone condizione gli ambienti e le attrezzature che non appartengono a chi li usa, tanto più se si tratta di una scuola media superiore. Questo è il motivo che ha guidato la scelte delle iniziative messe in atto nel progetto di educazione ambientale "Giardini e cortili:finestre sulla città "e che fanno leva sui concetti di appartenenza e di bene comune e che riguardano il decoro e l’estetica delle aule e degli spazi comuni, il risparmio energetico, la raccolta differenziata dei rifiuti, la cura del giardino e dell’orto biologico, la partecipazione alle campagne ambientaliste promosse a livello nazionale da Legambiente. Luoghi confortevoli e personalizzati, servizi e attrezzature efficienti, finestre che si aprono su spazi verdi ben curati, sono, per una scuola, punti di forza che concorrono a migliorare la qualità dei rapporti interpersonali, predispongono all’ascolto e favoriscono la concentrazione nello studio. La sede del liceo Caravaggio può contare su locali, ampi e luminosi che si affacciano sul giardino secolare, sull’orto biologico in allestimento e sull’ ampio cortile porticato che conduce alle due palestre sovrapposte. Oltre alle aule di lezione la scuola dispone di ateliers di pittura e di scultura ,di laboratori informatici,di una biblioteca specializzata in testi d’arte, di una sala mostre, del bar e dell'’aula magna.. L’edificio, dopo la radicale ristrutturazione dell’86 che, tuttavia, ha mantenuto, nell’impianto architettonico, nella dimensione, nella forma degli spazi e delle aperture, negli ornamenti, l’austero e rassicurante carattere di un edificio "del tempo che fu", nel corso degli anni si è dotata di nuove tecnologie elettroniche e informatiche che, unite ai mezzi tradizionali ed all’uso degli spazi nelle ore lasciate libere dalla scuola, potrebbero costituire una risorsa anche per gli abitanti della zona. Comunque, la prima vera opportunità di aprire la scuola al quartiere è stata offerta dal un concorso, bandito dalla Regione Lombardia nel 2008. Del progetto "Il canestro di Caravaggio", presentato ed ammesso al finanziamento, è stata ben accolta la proposta di inserire, nella didattica tradizionale di quattro classi, un percorso di educazione ambientale radicato nell’ habitat locale (la zona 2), in grado di incidere sui cambiamenti nei comportamenti individuali delle classi coinvolte e traducibile in azioni concrete che avessero una evidente visibilità.. Per una classe seconda del biennio il progetto interdisciplinare ruota attorno alla progettazione ed alla costruzione dell’orto biologico e del frutteto della scuola; per le classi terze, indirizzo figurativo, architettura e design, catalogazione e conservazione dei beni architettonici e ambientali, è stato scelto come campo di indagine un tratto del canale Martesana che parte da Gorla ed arriva dove finisce via Padova. Si tratta di una realtà in continua trasformazione, un brano di storia della vecchia Milano che sta scomparendo, dove si succedono e si alternano, in una dolorosa discontinuità, antiche ville e vecchie cascine, edifici recenti e costruzioni fatiscenti, spazi verdi attrezzati ed orti abusivi; un punto di osservazione molto stimolante per far capire concretamente agli studenti cosa significa gestione, controllo e salvaguardia del territorio, a chi ed a cosa sono dovuti i cambiamenti, quali sono gli orientamenti in materia di salvaguardia dell’ambiente e come si diventa soggetti attivi. Margherita Cavallo, Liceo Artistico Caravaggio
Vieni in via Padova: conoscerai l'Italia, girerai il mondo Una finestra aperta sul futuro, una risorsa per il quartiere e la città Via Padova è stata finora per molti un territorio di sfruttamento: da parte di diversi giornali che se ne sono serviti per farne articoli di denuncia di degrado e di disagio sociale determinato dalla presenza degli immigrati; da parte delle forze politiche che attualmente sono al governo della Città e del Consiglio di Zona che hanno evidenziato soprattutto l’esigenza di interventi di polizia e di controllo, fomentando la paura per il diverso e lo scontro di civiltà, trascurando invece la messa in atto di progetti di risanamento e di riqualificazione complessiva del territorio. E così tutti i problemi sociali sono rimasti aperti. Inesistente è stata la valorizzazione delle tante risorse pubbliche e private presenti. Il comitato Vivere in zona 2 in collaborazione con il nostro giornale hanno da mesi iniziato un lavoro di ricerca, conoscenza e proposte riguardanti l'arteria più lunga e più etnica della nostra città. Il Comitato ha elaborato un piano che prevede tre direttrici di lavoro: a) un forte impegno di conoscenza e di approfondimento delle caratteristiche fisiche, socio-economiche e culturali della zona; b) l’attuazione di iniziative che favoriscano la messa in rete di quanti intervengono sulla realtà sociale e culturale del territorio; c) la promozione di iniziative concrete di denuncia e di proposta. Si è dato tre obiettivi concreti: 1) l’organizzazione di un convegno centrato su Via Padova, come prima tappa di un lavoro concertato con altre realtà territoriali che intendano condividere un impegno progettuale; 2) l’attuazione di una strategia di informazione sulla realtà del territorio; 3) la promozione di iniziative concrete su singole situazioni che richiedano ferme denunce per lo stato di degrado in cui versano o forti sostegni per la loro valorizzazione. A tutt’oggi ha realizzato i seguenti lavori: a) una ricerca sugli alunni stranieri che frequentano le scuole del territorio; b) una ricerca sugli esercizi commerciali che si affacciano sulla Via Padova; c) la costruzione del sito vivereinzona2.it d) la raccolta di documentazione concernente la via, e le prime interviste a testimoni privilegiati, istituzioni o singoli cittadini. Martesanadue, avendo sempre guardato con attenzione alla realtà di questa via, riserva una pagina per ospitare articoli o interventi che riguardino la realtà di via Padova: una pagina che dovrà diventare una grande occasione di progettazione di un modo di pensare e di vivere un territorio che col tempo acquisirà personalità e attrattiva, multiculturale, esteticamente bello e colorato, operoso di giorno e di notte, giovane, rivolto al futuro e innovativo, capace di preservare e valorizzare le diversità, di promuovere presenze produttive e di valorizzare servizi e investimenti, insomma un quartiere dell’altra globalizzazione e del futuro. Quanti fossero interessati a partecipare a questo lavoro impegnativo possono segnalare la loro disponibilità a cbonaconsa@tiscali.it , 3383608072, in via delle leghe 5 al 022822415 e in via Iglesias. Particolarmente accetti saranno articoli o segnalazioni che riguardino il territorio.
Sono
da poco tornato dalla mia sesta visita
in Via Padova: tre ore di annotazioni, di rapide interviste, di
osservazioni visive. In
queste settimane ho percorso i marciapiedi di sinistra e di destra della
via, da Loreto a Piazza Costantino, per più di
quindici ore. Lungo
oltre 3 km. ho
incrociato persone di ogni provenienza, preso nota del numero di famiglie
di ogni palazzo, della presenza di condomini dal nome straniero, delle
attività svolte da commercianti e artigiani. Qualche minaccia. Diversi
commercianti, insospettiti per quel mio annotare, me ne chiedevano
la ragione. Ho
preso nota dell’aspetto degli edifici, della presenza dei custodi, dei
luoghi che possono essere ritenuti risorse
per la cittadinanza e delle
situazioni di degrado. Sono
entrato in molti cortili interni, alcuni pieni di biciclette e di
immondizie, altri ben curati e
ricchi di verde. Ho visto balconi con un’infinità di panni stesi,
ingressi malconci, cassette delle lettere stracolme di buste non
ritirate… Ho
parlato con cittadini, con qualche commerciante, con alcuni immigrati. Ho
osservato la diversità urbanistica dei
vari tratti in cui la
via può essere suddivisa. Via
Padova è un paese, una cittadina, una periferia, una città della
globalizzazione. Le sue case testimoniano una storia antica e complessa e
un futuro ormai presente. La
sua urbanistica è estremamente disomogenea. Nel primo tratto, fino ai
ponti della ferrovia, prevalgono edifici di quattro o cinque piani, solidi
e squadrati anche se a volte malconci. Dopo i ponti si presenta
un’altra Via Padova in cui si alternano edifici recenti e antiche
villette a uno o a due piani, immobili con pretese signorili e caseggiati
popolari, ingressi curati e protetti accanto a portoni aperti e androni
trascurati. Verso
la fine della via le ultime testimonianze della Crescenzago rurale di un
tempo. Ma
non è su questo che voglio soffermarmi. Lo farò in altre occasioni. Voglio
raccontarvi quello che ho visto questa mattina mercoledì 3 dicembre. Durante
le mie camminate mi ero abituato ad un alternarsi di
cose belle e brutte. Quello che ho visto oggi mi ha però
sconcertato: una città come Milano non può consentire che alcuni uomini
possano vivere in un contesto abitativo così degradato, deve provarne
profonda vergogna, deve ritrovare la sua umanità. Quasi
in fondo alla via c’è un edificio che porta il numero civico 275. Una
facciata che si allunga sulla via, un po’ scrostata e grigia, subito
dopo un nido privato, luminoso e colorato e una bella villa. Il contrasto
è evidente. Un
portone aperto (ho imparato che è un segno di una presenza umana
diversa); un portico con
acciottolato ti conduce ad un
cortile rettangolare. Il
cortile è sconnesso, numerose sono le pozzanghere, materiali edili sono
sparsi dovunque, sacchi delle immondizie accatastati alla rinfusa. Il
freddo e l’umido ti penetrano nelle ossa, ti avvolgono. Di
fronte all’ingresso case di ringhiera diroccate, dalle porte
malmesse e scrostate, senza servizi e senza riscaldamento, un
gabinetto con la porta dissestata all’esterno, una porta aperta con
sopra la scritta in
pennarello " Portineria”, dentro alcuni immigrati, forse un
portinaio ad ore. Di
tanto in tanto entrano ed escono giovani immigrati infreddoliti, incupiti,
male e poco vestiti, silenziosi. Attraversano veloci il cortile per
sparire dentro i loro tuguri. Da una parete esce il fumo di una stufa. Sul
lato destro noto una macchina targata “Milano” e un signore che
scarica attrezzi. Sono un po’ impaurito. Mi inoltro nel cortile, mi
avvicino e con molta esitazione gli chiedo se per caso abiti in quel posto
dimenticato da Dio. Mi risponde che
vi è stato chiamato da un italiano per fare un lavoro di idraulica. Parla
sottovoce e si guarda attorno con circospezione. Esita. Racconta che ha
dovuto picchiare con un bastone a una di quelle porte e finalmente è
uscito un ”nero” alto e insonnolito. “Non ho mai visto una cosa del
genere”, mi confida. Lo saluto e, mentre mi volto, vedo un italiano,
magro, con un braccio ingessato, accompagnato da un immigrato, e una
signora. Stanno scattando delle foto. Per farsi fotografare,
si arrampica con estrema fatica, appoggiandosi ad una stampella
lungo una scala esterna ripidissima che porta a una casetta
malridotta sul lato sinistro. Non posso non aiutarlo, è troppo malfermo
sulle gambe, corre il rischio di precipitare. E incominciamo a parlare. Mi dice che sta fotografando la scala da dove alcuni giorni
fa è caduto, rompendosi un braccio e procurandosi ferite profonde.
“Basta”, dice, “ così non
si può più continuare”. Denuncia
che da anni non viene fatta alcuna manutenzione per mettere in sicurezza
la casa e fornire i servizi
minimi che non possono essere negati a dei cittadini: bagni, impianti
luce, tetti e pavimenti
sicuri. Abita in questa casa da 13 anni. Lo
ascolto. Restiamo
d’accordo che sarei tornato il giorno successivo per fare delle foto
alla sua casa e per farmi raccontare la sua storia, la storia di quella
casa, “La corte d’America”, e forse alcune vicende dolorose che
riguardano quella umanità dolente. Esco,
proseguo verso Piazza Costantino. Più in là, mosso da un irresistibile
bisogno di saperne di più, mi rivolgo ad alcuni italiani, seduti davanti
ad un bar, per sapere se conoscono quella situazione. Altro che,
se la conoscono! 4
dicembre. Sono tornato ad incontrare il signore. Mi ha ospitato in “casa
sua”: tre sedie, una stufetta, un tavolino, un fornello, un lavabo, un
letto, una vecchia televisione appoggiata su una sedia, un camino chiuso,
vestiti appesi alla parete, un tendone che separa da un locale che non usa
per il troppo freddo e per risparmiare sul riscaldamento. Si
tratta di un disabile al 100%, come dice il certificato medico che mi
mostra, che fa preciso riferimento alla legge 104. Termino
qui. Le cose che mi ha raccontato penso di
utilizzarle per presentare alcune denunce. Pongo,
però, a me e a chi mi legge alcune domande. Il
civico 275 vede periodici controlli della polizia e si trova a 100 metri
da una stazione dei carabinieri. Alcuni
giorni fa sono intervenuti vigili, carabinieri, polizia, autoambulanze per
un incendio che si era
sviluppato sul tetto di uno di quei fatiscenti appartamenti. Non sanno?
Non hanno notato nulla? Qualche
anno fa vi è stata accoltellata e violentata la portinaia. Il
cesso, pieno di escrementi,
ha la porta scardinata, le immondizie sono accatastate dovunque, il selciato è
dissestato, il degrado è dovunque: per
il cortile, soprattutto d’estate, vi girano topi grossi come
gatti. L’ASL non ne sa nulla? Mi
è stato riferito che quelle stanze vengono affittate
a italiani e stranieri, i quali poi le subaffittano anche a 1000
euro al mese a famiglie e giovani immigrati che vi si ammassano anche in
sei o sette per stanza. Esiste un amministratore dello stabile? La
scala sulla quale è caduto il signore mancava
di un gradino che è stato riparato subito dopo l’incidente.
Esiste un certificato di
abitabilità? Proprio
in questi giorni ho letto sul “Corriere della Sera” un articolo sulla
delinquenza in Via Clitumno. Quando
leggerò che la nostra città si preoccupa anche delle situazioni in cui
un’umanità dolente vive in edifici fatiscenti, dove non si rispettano
le norme minime di sicurezza e di igiene, e dove alcuni non
traggono profitto per affitti in nero? Volevo
chiudere l’articolo con questa frase, ma non posso nascondermi che un
dubbio penoso mi ha accompagnato durante la stesura di questo scritto.
Qual‘ è il messaggio che sarà raccolto? L’ho scritto per
testimoniare lo stato di disagio in cui sono costretti a vivere moltissimi
immigrati, ma temo che possa accadere qualcosa di diverso. Forse non
accadrà niente, forse qualche denuncia, forse si approfitterà per
sgomberare gli immigrati (i danneggiati della situazione) , forse si creerà
un nuovo caso da dare in pasto alla paura e alla rabbia della gente. E
se pensassimo invece ad un intervento di riqualificazione? Ad un
accompagnamento delle situazioni disagiate lì ospitate. Vigileremo
perché questo non accada e
perché il Comune si attivi, anche in previsione dell’EXPO, a mettere in
campo un progetto che faccia diventare Via Padova tutta un luogo di
incontro, di accoglienza e di condivisione delle risorse che la diversità
mette a disposizione di noi tutti.
Parco
Trotter: manutenzione e riqualificazione per la città dell’infanzia,
anziché la cementificazione dell’Expo Il Comune di Milano non ha ancora rinnovato l’appalto per le manutenzioni ordinarie delle scuole, da quasi un anno è attiva solo una squadra che copre solo le emergenze, laddove si ritengano tali gli sfaceli in cui versano le scuole milanesi. Come si articola una richiesta di intervento di manutenzione? La segreteria della scuola redige una richiesta scritta che spedisce via fax al numero di un call center, il quale dovrebbe premurarsi di recapitare alle società interessate la domanda di intervento. Parliamo del Parco Trotter, allora, delle scuole presenti in esso e quindi delle inadempienze della nostra amministrazione comunale. IL TROTTER è un grande parco scolastico dove risiede la “Casa del Sole”, scuola dell’infanzia, elementare e media con circa mille alunni; un luogo frequentato da generazioni di cittadini milanesi, nato nel 1922 come “scuola all’aperto”, con una sua architettura originalissima e sulla base di avanzatissime idee pedagogiche, divenute modelli a livello europeo. Da allora costituisce uno dei luoghi di eccellenza della scuola milanese e ad esso sono affettivamente legati migliaia di bambini ed ex bambini milanesi. Gli edifici scolastici ed il parco, sono vincolati dal 1986 dal Ministero Beni Culturali come Complesso Monumentale. E’ un posto dove accadono tantissime cose: le attività degli allievi e dei loro insegnanti, i corsi sportivi, le rassegne di teatro per ragazzi e per adulti, i corsi di lingua straniera e i doposcuola popolari. E’ un grande universo di socialità che è una cosa rara a vedersi in una città come Milano e soprattutto si trova nella zona molto citata per problemi di degrado, tra Via Padova e Viale Monza. In
questo momento le strutture del Trotter sono allo stremo e tutti noi siamo
fortemente preoccupati. Si
configura una situazione ai limiti delle più semplici norme igieniche,
quando vediamo i bagni dei padiglioni inutilizzabili per i più svariati
motivi: dalla mancanza dell’illuminazione alle infiltrazioni d’acqua
provenienti dal tetto, dalla mancanza di acqua calda che serve, tra
l’altro, per la pulizia dei bambini disabili costretti ad essere lavati
con l’acqua fredda alle porte rotte, alla rubinetteria non funzionante,
fino ad arrivare agli orinatoi difettosi a seguito di rotture, che
lasciano cadere l’orina per terra, con il conseguente cattivo odore che
pervade il bagno. Sono lettera morta i vari solleciti che la segreteria della scuola ha inviato a più riprese al call center. Sappiamo che anche molte altre scuole milanesi versano in condizioni analoghe, ma non ci spieghiamo come sia possibile una così grave incuria e disattenzione nei confronti dei bambini e dei lavoratori della scuola. Qualcuno, pochi giorni fa, dichiarava in un programma televisivo, che un sindaco che sia in grado di garantire l’efficienza delle strutture delle sue scuole, ha già guadagnato la possibilità di accedere a un nuovo mandato. Siamo certi che anche la sig.ra Moratti, gradirebbe un secondo mandato, perché non cominciare ad assicurarselo in questo modo? Fino ad oggi, ci sembra che le sue attenzioni siano state rivolte a ben altri temi, certo molto importanti per la città, ma senza riportare risultati palpabili, almeno fino ad ora. Allora le consigliamo di dedicare parte del suo tempo ai problemi degli edifici scolastici, che non avranno lo stesso peso mediatico dell’Expo, di Linate/Malpensa, dei “buchi” provenienti dai derivati, ma sicuramente soddisferebbero esigenze primarie dei suoi cittadini, che hanno un peso non indifferente. Ci preme segnalare alcune altre incongruità che toccano il vivo del problema: l’ex convitto, la piscina e la fattoria, edifici storici di questo complesso, sono abbandonati da tempo e si trovano ormai in stato di avanzatissimo degrado. Il
comune di Milano aveva commissionato un piano di riqualificazione al
Laboratorio Abita del Politecnico di Milano, costato circa 200 milioni
delle vecchie lire, in cui,
tra l’altro, si prevedeva di destinare all’ex convitto la scuola
media, ora ospitata in padiglioni costruiti negli anni ‘70 per durare 5
anni. Il progetto chiamato “La città dell’infanzia”- Progetto Abita del Politecnico di
Milano”, era stato approvato all’unanimità dal Consiglio
Comunale nel 2003, ma mai attuato. Circa
2 anni fa, il FAI, Fondo per
l’Ambiente Italia, riconosce il valore storico, architettonico e
culturale di questo luogo e, dopo aver fatto rientrare il Parco Trotter e
le sue scuole nelle sue Giornate Aperte di Primavera e aver visto la
presenza di circa 2500 visitatori estasiati dalla bellezza e dalla storia
di questo luogo, decide di presentare un progetto di riqualificazione
conservativa al Comune di Milano e si impegna anche nella conservazione
futura dell’intera struttura, in linea e in accordo con la scuola e con
l’associazione che all’interno del Parco promuove attività in difesa
e valorizzazione dello stesso, nell’intento di costruire una Città
dell’Infanzia a Milano. Tutto
questo si potrebbe realizzare se il Comune di Milano stanziasse una
piccola parte dei Fondi EXPO, dando quindi un connotato di attenzione alle
politiche dell’infanzia e non solo a quelle della cementificazione e
considerando che sono già a bilancio i fondi specificati di seguito: 1)
per la ex- fattoria : 269.000 Euro derivati dagli
“oneri di urbanizzazione” che la proprietà dell’edificio in costruzione in via
Padova 55 ha già versato nelle casse comunali
(delibera n° 53del
3/4/06 del Consiglio Comunale di Milano).
La scuola ha già in cantiere
progetti di uso didattico
di questa struttura che ne renderebbero più efficace e accattivante
l’intervento formativo anche con
la presenza di animali e con la ricostruzione di piccoli cicli
biologici, da
offrire a tutta la città 2)
per l’ex-Convitto : 8 milioni
di euro, dal 2003 inseriti
nel bilancio comunale triennale di spesa
e mai
utilizzati. Ribadiamo che la ristrutturazione del convitto svolge un
ruolo prioritario, in quanto
volano della riqualificazione globale,
perché in esso troverebbe la sua nuova sede la scuola media Casa
del Sole-Rinaldi, liberando le strutture che attualmente le classi
occupano, che verrebbero a loro volta utilizzate per servizi rivolti ai
bambini non solo del
quartiere, ma di tutta la città
(biblioteca dei ragazzi, laboratori,centro giovani e anziani). E’
evidente che questi due aspetti, riqualificazione totale e manutenzione,
sono per molti versi correlati tra loro, non fosse altro che per la
rilevanza cittadina del Parco Trotter, per la sua storia di scuola
frequentata dai milanesi provenienti anche da altri quartieri , anche i più
lontani, lasciata all’incuria di un’amministrazione cieca e sorda, che
non attua politiche legate alla cultura, intesa nel suo senso più ampio,
a partire dal decoro degli edifici scolastici, per arrivare alla
valorizzazione della sua storia cittadina. E’
interesse di tutti , di coloro che frequentano le scuole del parco, dei
cittadini della zona, di tutta la città, che la “Casa del Sole” ritorni ad essere
fiore all’occhiello della politica scolastica milanese e nazionale ed il
parco Trotter il volano di una migliore qualità della vita per il
quartiere Monza – Padova e per i bambini milanesi. In tutto questo contesto, la piazzola davanti all’ingresso di Via Giacosa è interessata da lavori di riqualificazione, tra cui la costruzione di una fontana, per un preventivo di spesa di circa 1.200.000 euro, che, sinceramente avremmo preferito fossero destinati a ben altri interventi, all’interno del Parco, utili a tutta l’utenza. Giorgio Perego – Presidente Consiglio di Istituto “Casa del Sole” Lella Trapella – Presidente Associazione “ La Città del Sole-Amici del Parco Trotter” Perego_giorgio@fastwebnet.it 339 2352132 lellatrapella@fastwebnet.it 338 2444900
Verso un progetto di riqualificazione di via Padova MartesanaDue- dicembre 2008 Si
è costituito da pochi giorni, in Via
delle Leghe al n. 5, il comitato “ Vivere in zona 2” . L’obiettivo
di concorrere a migliorare la qualità della vita nella zona con
l’elaborazione di progetti di riqualificazione di aree del territorio
che attendono da tempo dall’Amministrazione Comunale un’attenzione che
vada oltre la mera installazione di telecamere e la presenza di alcuni
militari, sembrerà forse presuntuoso, ma è l’unico che ci sia parso il
più efficace a determinare
un miglioramento permanente della vita quotidiana delle persone che vi
abitano. Uno
di questi progetti riguarderà Via Padova,
spesso sulle pagine dei giornali per proteste di cittadini e denunce di
degrado. Abbiamo
iniziato con un’indagine sulle situazioni di degrado urbano e sociale e
una raccolta puntuale di dati. In seguito saranno condotte interviste a
testimoni privilegiati, promossi incontri di riflessione con i cittadini,
predisposte schede di rilevazione delle caratteristiche socioabitative e
urbanistiche. Si
spera di poter organizzare al più presto un convegno che ponga le basi
per un impegno collettivo e condiviso con la collaborazione di cittadini e
associazioni del territorio. Nel
numero precedente sono stati riportati i dati relativi alla presenza degli
alunni stranieri nelle
scuole della zona e chiunque li abbia letti avrà constatato la forte
presenza di alunni stranieri e la conseguente necessità che le scuole
vengano sostenute in tutti i modi nella loro opera di istruzione e
di educazione. Al riguardo segnalo che le scuole stanno ancora aspettando
i fondi per il diritto allo studio per l’a.s. 2007/8 e non si è ancora
tenuta la riunione per individuare criteri e procedure per
l’assegnazione dei fond per l’anno scolastico 2008/09. Con
questo articolo si incomincia a descrivere le
attività commerciali presenti nel primo tratto di Via Padova, quello
che da Piazzale Loreto arriva ai ponti della ferrovia. Nei
prossimi articoli verranno presentate le risultanze delle successive
rilevazioni Sintesi
del lavoro di ricerca. ·
100 i numeri civici
degli edifici, per metà tenuti in buono stato ( portone, ingresso,
facciata, pulizie…), altri abbastanza decorosi, alcuni malconci.
Totalmente
da esplorare i cortili interni, anche se ho potuto notarne alcuni puliti e
accoglienti, con giardini pieni di verde ed altri, non
moltissimi, dove sono invece accatastate immondizie,moltissime
biciclette, balconi con tantissimi panni stesi e lunghe file di
parabole, ingressi ricoperti di cartacce, e
caselle della posta stracolme. E’ un mondo tutto da scoprire. ·
Una decina le serrande
abbassate. Alcune sembrano chiuse da tempo, da altre filtra la luce,
forse sono abitate. ·
160 le attività individuate,
condotte da commercianti e artigiani italiani e stranieri. Cinquantatrè
quelle gestite da immigrati, 107 dagli
italiani. ·
Gli italiani gestiscono
banche (7), poche aziende (4) dislocate sul lato destro da Loreto,
farmacie (2), tabaccherie (1), attività del credito finanziario, agenzie
immobiliari, chiosco di giornali, insomma le attività più specialistiche
e artigianali ( cartolaio, ferramenta, ricambi per vetture, cancelleria, fiorista, pasticcerie…). ·
Gli immigrati gestiscono
prevalentemente ristoranti
etnici, market con prodotti stranieri, negozi di prodotti informatici ed
elettronici, di abbigliamento (5) e calzature (quasi tutte cinesi), di
trasferimento di denaro (5) soprattutto verso l’America Latina e di
comunicazione con i paesi di origine. ·
Sei sono i parrucchieri
italiani, 8 gli stranieri (
forse troppi, mi pare). ·
Quattro le macellerie,
tre di immigrati e una di italiani. Presenze
particolari. La
Fondazione Molinari della Regione, un asilo nido, una villa ben
protetta, alcune viuzze appartate con casette a due piani e due
chiesa evangeliche. Il Parco Trotter,
che dà sulla via con edifici cadenti e degradati, di proprietà
dell’Amministrazione Comunale: lo sconcio più grave, peggiore delle
facciate degli edifici con i
numeri civici 80 e 82; una risorsa del quartiere che speriamo possa essere
valorizzata anche in previsione dell’EXPO del 2015. Infine,
una lunga facciata deturpata da numerose scritte, di proprietà della
Fineco Finanziaria... Se
poi vi mettete al centro della via subito prima dei ponti e guardate verso
Piazzale Loreto, vi accorgerete che il viale è fiancheggiato da case in
genere di quattro o cinque piani: una vista piacevole. Si distingue, perché
poco inserito nel contesto ambientale, con effetti non del tutto
gradevoli, il residence in costruzione al numero 59. Si possono trarre
alcune considerazioni provvisorie. 1.
Resta da fare un grande lavoro: interviste, visite agli interni,
confronti con i cittadini, raccolta di proposte… 2.
L’ Amministrazione Comunale risulta assente: lo testimonia il
degrado del lato del Trotter che fiancheggia la via. Dimenticavo: ci sono
le telecamere e la presenza militare. 3.
Le attività commerciali gestite dagli immigrati corrispondono ad
un terzo di quelle presenti nella via e sono rivolte alla soddisfazione
dei bisogni primari degli immigrati stessi: alimentazione, abbigliamento,
trasferimento del denaro,
comunicazioni con i propri territori. 4.
Non ci sono spazi liberi per favorire l’organizzazione della vita
sociale, un luogo di ritrovo
per la sera, un centro culturale, tranne
le due chiese evangeliche. Mi sbaglio, c’è una
sala cinematografica per film porno. Attività
commerciali Da Piazzale Loreto ai ponti della ferrovia
Carlo Bonaconsa
VENERDI’
11 LUGLIO 2008 Percorso di solidarietà nei confronti degli abitanti e di protesta
contro il sindaco Moratti e
il
vicesindaco De Corato Per
un quartiere più vivibile, sicuro e coeso ·
Partenza
alle ore 16.00 da Via Padova, 118 (ex
Comune) ·
Arrivo
dopo tre tappe in Piazzale Loreto Cittadini!
Attenti agli imbroglioni!!! ·
1.732.000 Euro stanziati dal
Comune a due associazioni private per organizzare “RONDE” ·
Nessun
progetto concreto per migliorare le condizioni di vita degli abitanti,
solo propaganda sulla sicurezza. Così
non va. Fatti e non parole!!! -
Coordinamento di Zona 2 per una Sinistra Unita ed Ambientalista Partecipano: -
Circolo T. Saporito Prc zona 3 -
Leoncavallo s.P.a. -
Mensile di informazione Martesanadue Cittadini di via
Padova! Attenti agli
imbroglioni! Ieri
non hanno voluto ricevere i rifiuti dalla Campania;
oggi
sono disponibili ad accogliere 6.000 tonnellate con un costo di 500.000 euro a carico del contribuente. Ieri
dicevano che avrebbero abbassato le tasse;
oggi
mettono nel documento di programmazione economica che non se ne
parla
fino al 2011, anzi è previsto un aumento. Ieri
dicevano che bisognava colpire la criminalità ( furti, spaccio,
scippi,
rapine…); oggi
varano un decreto “sicurezza” che sospende per un anno i
processi per
gli stessi reati, Tremonti taglia i fondi per la sicurezza e arrivano a decretare anche che devono essere prese le impronte ai
bambini rom!!! Ieri
dicevano di voler garantire la sicurezza con il vigile, il
poliziotto, il carabiniere
di quartiere (???) ; oggi
l’ineffabile Sindaco e il suo vice De Corato
vengono in Via Padova a dirci che ci saranno due associazioni
private legate a uomini della destra a far fronte ai problemi della
sicurezza con la modica cifra di 1.700.000 euro. …dopo 15 anni in
cui l’Amministrazione di Centro-Destra ha fatto ben poco per: ·
rendere meno degradato il quartiere ( marciapiedi sporchi, strade
poco illuminate, pali segnaletici e cordoli divelti, depositi di
immondizia…) ·
promuovere una politica di valorizzazione del grande patrimonio
paesaggistico, ambientale e storico della zona; ·
sostenere le attività produttive e commerciali; ·
fornire spazi pubblici di incontro per
giovani e famiglie
(come quello di via Esterle, anziché darlo gratuitamente alla comunità
di San Patrignano); ·
offrire servizi che favoriscano l’integrazione delle comunità
migranti, sempre più stanziali; ·
promuovere una politica abitativa pubblica; ·
bloccare il consumo selvaggio del territorio e la cementificazione
progressiva delle aree verdi.
Un’azione
di prevenzione e di contrasto alla delinquenza richiede forze
dell’ordine adeguate e competenti. Il nostro quartiere ha bisogno ·
di una Amministrazione
Pubblica che metta in campo risorse e competenze per attivare un progetto
di riqualificazione complessiva, come è stato fatto in altre periferie
della città; ·
di progetti di
accompagnamento e di coesione sociale, di un contratto di quartiere che
affronti complessivamente il degrado urbanistico e il disagio abitativo,
di un laboratorio che coinvolga esperti, associazioni, comitati, cittadini
disponibili. Basta propaganda, ma
fatti!!!
L’EXPO del 2015
costituisca anche per la Zona 2, non solo per gli amici degli amici, una
grande opportunità di riqualificazione e di sviluppo. Info: via Iglesias 36 – 022707846633 via
della Leghe 5 -
339 824 55 58
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