|
|||||||||||||||||||||
Le rubriche
con il senatore Antonio Pizzinato
Uno sguardo sulla città di Sandro Antoniazzi
Navigando navigando
Gli annunci e le opportunita'
******************
MartesanaDUE mensile di informazione, cultura e annunci della zona due di Milano citta'
Editore Comedit 2000
Direttore Paolo Pinardi
Redazione Gianni Bazzan, Mattia Cappello, Adele Delponte, Ferdy Scala, Luciana Vanzetti, Aurelio Volpe
Red. e pubblicita' Via delle Leghe, 5 20127 Milano Tel. 02/28.22.415 Fax 02/28.22.423
Reg. Trib. MI n. 616 settembre 99
|
La giunta Albertini vorrebbe celebrare il funerale del decentramento
Dopo
mesi di lunga gestazione l'Assessore al Decentramento Gallera ha
partorito, all'inizio di luglio, un documento intitolato "Trattazione
di massima" relativa alle competenze e funzioni da attribuire ai
Consigli di Zona. Tale
documento e' in contrasto con le proposte di tutto il Centro Sinistra, che
verranno esposte in un Consiglio comunale straordinario, che si terrà
lunedì 23 settembre alle
ore 17, nel quale verranno discussi due ordini del giorno presentati
dall'opposizione. I contenuti del documento dell'Assessore al
Decentramento devono essere pesantemente contestati per due motivi. Per
prima cosa l'affermazione che "Il cittadino è più portato a
giudicare positivamente il ruolo della Pubblica Amministrazione sulla base
della capacità di dare risposte concrete
ai propri
bisogni piuttosto che sulla base
delle opportunità che questa
offre alla
partecipazione attiva" stravolge
il senso per
cui i Consigli di
Zona sono
nati:agevolare la partecipazione
e creare una municipalità'. Altra
cosa inaccettabile
è che i
pochi passaggi
di poteri alle
Zone sono
previsti dopo
la riscrittura del nuovo
Regolamento. La
posizione del
Centro Sinistra a questo
proposito è chiara: esiste un
regolamento dal 1997,
appllichiamolo! L’iter
che impone invece la riforma Gallera, oltre al fatto che
non porta a un salto
di qualità dei
Consigli di
Zona, allunga
di molto
l'attuazione delle deleghe. E' un iter che
può portare
ad un
completo immobilismo per tutta
la durata
dell'attuale legislazione. Le
poche novità positive
annunciate nella Trattazione di Massima resterebbero
solo una promessa,
in quanto non
verrebbe avviato
un reale
processo di
decentramento di funzioni alle Zone.
Del resto
la resistenza
del Sindaco e di
molti assessori non
ci lasciano molte illusioni.
Le opposizioni devono dare battaglia
su questi temi prima
nelle Zone e
poi nel Consiglio comunale straordinario.
Salvatore
Gioia Capogruppo della Margherita nellaZona2
Ferragosto a Milano: i milanesi soccorsi dai cinesi Che
Milano a Ferragosto e dintorni sia una città deserta è solo, come si sa da anni, una antica “leggenda metropolitana”.
Anche perché i milanesi, tra tutti gli italiani, sono quelli che hanno
imparato di più a differenziare e scaglionare nell’anno i tempi delle
vacanze, con settimane bianche in inverno e viaggi nei periodi più
diversi. Nemmeno
il centro cittadino è stato deserto in quei giorni, e non c’erano solo
turisti e immigrati. Si sa che quando i giornali scrivono che Milano è
vuota, ci sono dalle 600 alle 800 mila persone, come testimoniano, ad
esempio, i consumi giornalieri di acqua. Diverse
sono state le difficoltà per chi è rimasto. Mentre hanno tenuto botta i
supermercati, i negozi, ad esempio le panetterie, non sembrano aver
seguito i piani di turnazione predisposti per il periodo feriale, salvo
che le farmacie, per le quali
tutto si è svolto secondo programma. Sembra giusto il suggerimento di
chi, constatando le carenze, proponeva in quei giorni che la fissazione
dei turni di apertura sia affidata alle zone. Che ci sia un bar aperto al
Giambellino non è un particolare vantaggio per chi abita in viale Monza. Ma
la cosa più grave e ingiustificata è stata la chiusura degli impianti
sportivi comunali. Il campo Giuriati, che ha tradizionalmente una utenza
significativa in agosto, è rimasto chiuso tutto il mese. Ma qui, almeno,
un cartello informava della chiusura per tutto il mese. Più grave il
problema delle piscine. Della Romano di via Ampére (la più fruibile
dalla nostra zona visto che la ristrutturazione dell’impianto
Fossati-Cambini, per dirla con Enzo Jannacci che si riferiva a quella del
Policlinico in “Quelli che”, continua a rimanere “un sogno del
cielo) abbiamo verificato la chiusura il 17 agosto, e anche la mancanza di
ogni informazione sulla riapertura. Un cartello informava solo che
“l’impianto natatorio più vicino è al Centro sportivo Saini che però,
quanto a distanza, è come dire l’Aeroporto di Linate. Un
altro problema acuto ha
riguardato bar e ristoranti: tutto rigorosamente chiuso, fatta eccezione,
come sempre, per i cinesi, che non chiudono mai. Abbiamo scovato anche un
bar latteria gestito da giovani cinesi in via Venini quasi all’angolo
con via Varanini., dove ci hanno dato un panino il giorno di Ferragosto.
Mentre lo mangiavamo sono entrati numerosi italiani ad acquistare latte,
salumi e formaggi. Non solo anziani ma, soprattutto, giovani famiglie. Nella
latteria cinese siamo anche tornati perché costituiva un’occasione rara
per parlare con cinesi della zona: tutti quelli che lavorano nella
latteria sono molto giovani, l’unica categoria di cinesi che ha,
normalmente, una buona competenza linguistica dell’italiano, perché ha
studiato nelle scuole italiane. Quanto a cultura del lavoro ci sono
sembrati gli unici “veri milanesi” rimasti in circolazione. Ci
chiedono che festa è Ferragosto: sanno chi è la Madonna, ma la storia
dell’Assunzione non la capiscono bene. Forse hanno una religione con
meno miracoli. Ma
l’aspetto più interessante è cogliere le differenze dal punto di vista
demografico tra la loro comunità e quella italiana. Mentre i “giovani
“ italiani ormai hanno il primo figlio tra i 35 e i 40 anni, qui ci
impiegano la metà del tempo: una ragazza di nome You You ha venticinque
anni e un figlio di sette. Oltre a continuare ad arrivare hanno un numero
medio di figli per ogni donna ben più elevato dell’1,1 delle italiane,
uno degli indici più bassi del mondo. E
non soffrono la “sindrome del ritardo” dei giovani italiani a uscire
di casa e a metter su famiglia e a fare figli. Con l’eccezione di
Ornella Muti che, scrivono i periodici di gossip, sta per diventare
bisnonna.
Gianni
Bazzan
La
giovane vitalità del centro anziani Il centro anziani di via Tanaro 4 è una realtà così attiva nella vita di quartiere che merita di essere costantemente ricordato e valorizzato. Nato sette anni fa dall’iniziativa di un ristretto gruppo di signore, oggi il centro conta ben 150 iscritti, ma si regge ancora sul lavoro dei volontari. L’organizzazione
del centro fa capo a Paola Polari, che per una chiacchierata ci fa entrare
nella sede vera e propria, un appartamento della casa di ringhiera non
grandissimo ma ristrutturato e ben tenuto. Il cortile dove di solito si
ritrovano gli anziani per le varie attività in questi giorni è più
chiuso che aperto a causa della pioggia, si vedono solo le belle piante
che lo delimitano e qualcosa oltre il cancelletto. Dalle foto scattate in
occasione di varie feste scopriamo che il posto è spazioso e bellissimo,
adatto ad ospitare decine di persone, così come è accaduto a ferragosto,
quando intorno alle tavole imbandite e sotto le decorazioni appese al
pergolato si sono riuniti tanti di coloro che hanno passato l’estate in
città. Lo
scopo principale del centro è proprio questo. Come ci spiega Paola,
bisogna distogliere gli anziani dalla loro solitudine, evitare che
rimangano chiusi su se stessi a pensare solo ai loro problemi e ai loro
guai. L’idea prima era appunto creare una forza di aggregazione, e col
tempo questa iniziativa è cresciuta e maturata, facendo sua anche la
delicata questione dell’assistenza ad anziani bisognosi. Non solo,
l’interesse si è esteso anche ai bambini e ai giovani, che spesso
vengono coinvolti nelle varie attività. Quando
entriamo nella sede sono le cinque del pomeriggio e siamo appena in
quattro. In pochi minuti la casa si riempie, le signore arrivano magari
anche solo per prendere un caffè e salutare, vedono che c’è qualcuno
che vuole raccontare del loro centro e allora si fermano e cominciano a
far vedere foto, a discutere, a commentare. Dall’ultima festa a
ferragosto si passa alla gita in tram, per vedere i monumenti di Milano; a
maggio in occasione della festa della mamma è stata organizzata la
manifestazione “Donna lombarda”, dove tutti, uomini e donne, erano in
costume tradizionale, e i bambini hanno organizzato uno spettacolo; i
carnevali sono sempre in maschera, con sfilate per il quartiere; a Natale
molti si travestono da babbo natale per i bambini e anche per portare dei
pacchi dono agli anziani più bisognosi; poi ci sono le gite fuori porta,
i concerti, le foto di una festa di giovani promossa dal centro
all’anfiteatro della Martesana; il sabato sera si può andare a ballare
nei locali dell’oratorio messi a disposizione dal parroco della chiesa
di S. Basilio. Le
signore ci mostrano con entusiasmo i lavori fatti a mano per la “festa
dell’uva” che si terrà domenica 22 settembre: borse all’uncinetto,
strofinacci ricamati, e una gran quantità di presine fatte dalla mamma di
Paola “che ha 92 anni e lavora senza occhiali!”. Lo
spirito e la grinta di queste signore non hanno da invidiare a nessuno:
sono donne che hanno preso in mano la situazione e a partire da un’idea
– bella, certo, ma che pochi avrebbero avuto il coraggio di portare
avanti – ogni giorno lavorano con passione per far vivere appieno questo
centro. I locali di cui usufruiscono sono concessi dalla Asl ad un affitto
simbolico, ma non basta: servono fondi per realizzare le iniziative e
assistere gli anziani più in difficoltà. L’ostacolo peggiore è la
burocrazia, spiega ancora Paola, che rende faticosa qualsiasi manovra e
avvilisce e raffredda anche gli spiriti più accesi; le istituzioni non
mettono a fuoco l’importantissimo ruolo di punto di riferimento che il
centro ha assunto: gli aiuti richiesti o non vengono forniti o arrivano
col contagocce e dopo molte discussioni. Paradossalmente
al centro vengono riconosciuti i meriti con vari premi, per esempio la
“Michetta d’argento” avuta nel ’98, ma ancora non rientra in un
programma sistematico che gli garantisca un’esistenza più scorrevole e
più appagante, insomma più valorizzata come sarebbe giusto che fosse. Laura Andreozzi
|