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Dal Consiglio di Zona Due |
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Degrado ambientale e civile in via Liscate
Il consigliere di zona Marzio Nava (gruppo Rosa nel pugno) ha presentato nella seduta del consiglio del 8 maggio la seguente mozione: Su
segnalazione di numerosi cittadini (in allegato al documento presentiamo
circa 100 firme di cittadini che manifestano la loro la l'indignazione per
la situazione che si è venuta a creare) portiamo a conoscenza delle
autorità cittadine la realtà indecorosa in cui versa via Liscate (e zone
adiacenti). Infatti, in questa zona è diventato sempre più difficile
viverci in modo sereno e dignitoso. I problemi sul tappeto sono molteplici
e tutti contribuiscono al degrado civile e ambientale di questo quartiere: -
gli schiamazzi notturni (soprattutto in primavera ed estate)
rendono difficile, anzi impossibile, avere serenità durante le ore
notturne; -
le liti frequenti dovute a persone ubriache e ad altre attività
illecite rendono questa zona sempre più insicura; -
il degrado ambientale è sotto gli occhi di tutti: scarsa pulizia
della piazza (di cui sempre più spesso si occupano i cittadini
volenterosi), alcune aree trasformate in vere e proprie discariche a cielo
aperto (soprattutto in prossimità del raccoglitore indumenti della
Caritas), auto e motorini abbandonati da anni che non vengono rimossi. -
la parte destinata a verde che sempre più spesso (essendo non
recintata e quindi calpestabile) vede la consistente presenza di rifiuti
di ogni tipo piuttosto che del manto erboso. A
causa di questa situazione indecorosa sono sempre più frequenti gli
abbandoni da parte dei cittadini con la conseguente vendita (svendita) di
abitazioni. Si
chiede quindi al signor vice Sindaco, al Comando della Polizia Locale,
all'Assessore al decentramento, all'Assessore alla Parchi e Giardini di
fermare tale disagio e porre rimedio ad una realtà che sta' diventando
sempre più difficile ed esasperata.
Solo 1000 euro o ben di più?
1.000
euro!, è questo il costo medio di una riunione di commissione del nostro
consiglio di zona, i
conti sono presto fatti, ogni consigliere di zona presente alla riunione
riceve un gettone (al netto) di
poco meno di 50 euro, normalmente i consiglieri che partecipano non
superano la ventina, 20
x 50 = 1.000 euro. E'
quello, che si definisce il "costo della politica", forse troppo
elevato ai livelli più alti, sicuramente ridotto
a quelli più bassi, in ogni caso costo indispensabile per la nostra
democrazia, altrimenti farebbe
"politica" e deciderebbe per tutti gli altri solo chi avesse i
soldi ed il tempo per dedicarvisi, gli
altri, i non ricchi o benestanti, in altri termini chi deve lavorare per
vivere, ne sarebbe escluso a priori! Ciò
precisato, è ovvio che gli sprechi od i costi inutili sono da evitare
anche ed a maggior ragione nella vita politica ed eccoci al punto!
Lo scorso 19 aprile si è tenuta una riunione della commissione
cultura del nostro consiglio di zona con
all'ordine del giorno la programmazione annuale (2007) delle biblioteche
zonali; per chi non lo sapesse
due sono le biblioteche presenti in zona, quella di Crescenzago e quella
di viale zara, le quali, oltre
a fornire un servizio di consultazione e prestito di pubblicazioni,
organizzano anche conferenze, spettacoli
e corsi sia per adulti che per bambini svolgendo, così, un'importante
funzione culturale
ed aggregativa che si definisce anno
per anno proprio in questa programmazione.
La
programmazione proposta alla commissione è stata valutata ed approvata, e
sino a qui tutto bene, non
fosse che già nello scorso dicembre si è tenuta un'altra riunione della
stessa commissione con
lo stesso ordine del giorno e finita, anch'essa, con l'approvazione della
programmazione delle biblioteche!;
la riunione del 19 aprile è stata, quindi, una
"replica", con i connessi costi sopra evidenziati, di
quella di dicembre!, come è potuto accadere ciò?
A dicembre le "biblioteche" avevano presentato una
programmazione, come detto approvata in commissione,
che ipotizzava un costo massimo di 12.000 euro, la programmazione
approvata il 19 aprile
stanzia la cifra di soli
5.601 euro! ciò perché nel bilancio preventivo 2007 del comune
per le biblioteche
di zona 2 i 12.000 euro non c'erano!, da qui la necessità di riconvocare
la commissione per approvare una programmazione in "linea" coi
fondi realmente a disposizione; ma come mai si è, inutilmente,
discusso a dicembre sulla base di questi fantomatici 12.000 euro! Le
“biblioteche”, in
commissione, hanno sostenuto che la zona 2 aveva detto che potevano predisporre
una programmazione annuale per una spesa massima di 12.000 euro; il
presidente del
consiglio di zona non conferma questa versione contestando che la
programmazione doveva essere suddivisa in 2 semestri, rinviando
eventuali ulteriori spese che oltrepassavano la cifra di 6.000 euro
(cioè quanto speso nel 2006 per le nostre biblioteche) al 2' semestre cioè
dopo l'approvazione del bilancio
preventivo del comune per il 2007 (avvenuta ad aprile) e la verifica di
quanto vi fosse stanziato per
le biblioteche e che l'errore è stato quello di convocare la riunione di
commissione a dicembre con un ordine
del giorno sbagliato, programmazione annuale invece che relativa al solo
1' semestre!
Difficile, quando vi sono più versioni e punti di vista, stabilire
le responsabilità e comprendere chi "ha
capito male", chi "non si è spiegato bene" e chi
"doveva controllare e non l'ha fatto", certo alla fine un
"capro espiatorio" qualcuno lo potrebbe anche trovare,
arrivando, speriamo di no!, a
dare la "colpa"
all'impiegato che ha materialmente
predisposto la lettera di convocazione con l'ordine del giorno
ritenuto sbagliato, ma il problema è ben altro!
L'episodio di questa doppia convocazione
infatti, è dovuto ed è
esempio lampante delle conseguenze della
mancata attribuzione di
"poteri" alle zone, di quel fantomatico decentramento sempre
annunciato e
mai realizzato!
Sino a che le zone non potranno gestire autonomamente il loro
bilancio resteranno
istituzioni di scarsa rilevanza ed efficacia concreta; chiariamo!,
"non si vuole la luna", ma almeno che una volta stabilito a livello
comunale quanti soldi si possono dare alle zone, queste ultime possano
decidere dove e come sia meglio
spenderli. Nel
caso specifico, la volontà dei consiglieri di zona di prestare attenzione
ed incrementare le risorse per
le meritorie attività delle biblioteche è risultata evidente nella
riunione di dicembre ove una larghissima e
trasversale maggioranza aveva approvato la programmazione sino a 12.000
euro, ma poi "qualcun'altro" ha
deciso che 12.000 euro erano troppi! Questo
è il problema ed è ben più grave dei 1.000 euro sprecati e la domanda
conseguente è: ma a parte le "parole"
e le "dichiarazioni di intenti", ha, questa amministrazione
comunale, la volontà di decentrare realmente
competenze e risorse alle zone? Sono,
ormai, molti anni che se ne discute, ma "nulla si muove", e
detto che non è molto gratificante per chi
lavora all'interno del consiglio di zona rendersi conto che, spesso, si
"gira a vuoto", ve lo garantisco per
esperienza personale; credo che anche per i cittadini l'essere chiamati ad
eleggere i propri rappresentanti in
una istituzione, creata per essere vicina alla popolazione e meglio
rappresentarne sensazioni e umori, e
poi constatare che essa ha scarsissimi
poteri reali, rappresenti soltanto un esercizio puramente teorico di
una partecipazione democratica sempre più chimera!
Una cosa, comunque, è certa, in questo caso le responsabilità
sono chiaramente ascrivibili; è ormai più di
10 anni che il centrodestra governa Milano, in questo periodo nulla è
stato fatto per attuare il decentramento!, come diceva qualcuno tempo fa "MEDITATE GENTE, MEDITATE"!
Mario Re Fraschini cons.
zona 2 RC Spettri Spesso,
in questi ultimi tempi, mi tornano alla mente le fiabe ascoltate da
bambina. Erano immancabilmente costruite sulla contrapposizione tra bene e
male, quest’ultimo immancabilmente personificato da pericolose donne,
streghe o matrigne, e da minacciosi uomini neri. Nell’iconografia
popolare le donne e gli uomini neri, cioè gli stranieri, gli immigrati, i
diversi da noi, hanno sempre rappresentato e continuano a rappresentare il
male, inesorabile e senza scampo. Nella settimana della passione, alla
vigilia della festa che celebra il trionfo della vita sulla morte ed
esorta gli animi alla compassione e all’accoglienza, nelle stanze della
Commissione commercio, artigianato e orientamento professionale venivano
agitati, ancora una volta, con ostinazione e pervicacia, gli antichi bau
bau. Però anche il più modesto e consumato degli spettacoli può
riservare sorprese e allora ... colpo di scena: il grido di allarme non
proveniva dalle fila della destra, ma da un manipolo di uomini
dell’ulivo. Già,
l’ulivo, simbolo di pace e di riconciliazione. Ironia della sorte. Ed
ecco risuonare nell’aria domande inesprimibili. Perché i commercianti
italiani che gestiscono piccoli negozi stentano a stare a galla e spesso
sono costretti a chiudere, mentre proliferano le attività, talvolta
analoghe, aperte da immigrati? Perché
la stazione centrale non viene “militarizzata” (il termine è mio, ma
rispecchia il concetto espresso) per neutralizzare la presenza degli
odiosi extra comunitari? Un
cittadino presente ai lavori faceva sentire la sua voce e affermava che
alle persone extracomunitarie, per toglierle dalla strada, bisogna fornire
luoghi di aggregazione. Ma il sollievo per quella che sembrava una
proposta sensata e scevra di diffidenza o rifiuto si è subito raggelato.
Il solerte cittadino pensava infatti a strutture affini ai centri di
permanenza temporanea che, come noto, imprigionano, escludono più che
accogliere. L’imperativo
categorico è far sparire gli stranieri dalla nostra vista, come se noi
Italiani e Italiane non fossimo mai stati stranieri in qualche luogo della
terra e non avessimo costruito le nostre “little Italy”. Metterli in
qualche posto sicuro, da cui non possono in alcun modo scappare, il più
lontano possibile dalle nostre case, dai nostri negozi, dai nostri
giardini, dalle nostre strade, dalle nostre linde vite. Un
consigliere di Forza Italia ammoniva che l’elettorato è italiano; come
dire che solo i cittadini e le cittadine di conclamata origine italiana
vadano servite. I
programmi elettorali dei partiti che si apprestano alle votazioni
amministrative di maggio pullulano di promesse su iniziative a favore
della sicurezza. Il tema è trasversale a quasi tutte le forze e gli
schieramenti. Si organizzano marce, manifestazioni, presidi contro questa
o quella etnia. Finiremo
con il rinchiuderci in una fortezza aspettando il nemico invisibile come
il capitano Drogo ne “Il deserto dei tartari” e ci consumeremo in
questa attesa, mentre la nostra mente genera spettri sempre più
raccapriccianti. Di
certo il miglior modo di governare il territorio, di creare le premesse
per una civile e proficua convivenza, per integrare e per sconfiggere le
frange di illegalità. La
paura è una spirale, la paura si nutre di se stessa e cresce
all’impazzata, la paura rende orbi. Arriverà un giorno in cui non
riconosceremo il diritto a esistere a nessun essere umano diverso da noi.
La paura evoca l’odio. Ma cosa ci fa credere di essere migliori? Quando
osservo certe persone e le ascolto buttare fuori odio verso uomini e donne
di altri paesi, con i volti contratti dalla rabbia, i pensieri ottusi e
per questo esiziali, i sentimenti inariditi, mi chiedo cosa li spinge a
considerarsi così superiori. Ho incontrato una donna a San Donato: si
sarebbe buttata nel fuoco per salvare un cane incatenato dal padrone, ma
avrebbe volentieri buttato nel fuoco tutti gli “extrace” (come amava
definirli). Ed era così tragicamente e grottescamente inumana, nel senso
che aveva perso ogni segno di appartenenza alla specie umana. Come altre
donne viste in televisione a protestare contro l’insediamento nel loro
quartiere di qualche comunità straniera e stracciona. Perché, a ben
pensarci, il problema è la razza o il censo? Siamo razzisti, ed è bene
che impariamo a chiamarci con il nome che con tanto onore ci siamo
guadagnati sul campo, o classisti? Alla
Commissione commercio spira un vento di chiusura. Il territorio è una
fortezza da difendere contro tutti i possibili nemici. Intanto si pensa di organizzare sugli ultimi scorci dell’anno una festa dell’integrazione con bancarelle etniche. Con chi se la prenderanno in quell’occasione in cui bisognerà convivere serenamente con l’uomo nero? Nessun problema: uno dei consiglieri di forza italia propone di dedicarla al cinquantenario della nascita dell’Europa unita, il consigliere dei |