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mensile di informazione, politica, cultura e annunci per la nuova zona due di Milano citta'
Alla (ri)scoperta dei sensi
MartesanaDue - giugno 2006
Il ponte
Ho
scelto questo titolo per varie ragioni: un omaggio alla libreria di
via delle Leghe, e a Martesanadue, per festeggiare la nostra personale
piccola, ma determinante vittoria; perché il pezzo di oggi è un
ponte tra il lungo periodo pre-elettorale, in cui il vino è stato in
un certo senso un co-protagonista della rubrica, se non una comparsa,
e il futuro prossimo in cui tornerà a essere al centro della scena;
è un ponte tra il lungo inverno e l’estate che ci si schiude
davanti, tra l’asfalto infuocato delle strade milanesi e la natura
indomita della Sardegna, tra il presente e il passato remoto e
remotissimo. Diceva
Emile Peynaud “il gusto è
conforme alla rozzezza dell’intelletto: ognuno beve il vino che
merita”. Parafrasando
il grande enologo francese, alla luce delle recenti votazioni
amministrative, verrebbe da esclamare: “ogni città ha il governo
che merita”! Pur
nella delusione, ci sono comunque due motivi di soddisfazione legati
agli esiti elettorali: l’elezione del nostro direttore Paolo Pinardi
al Consiglio di zona e la scelta di una donna alla guida di Milano,
mettendo da parte per un momento la sua collocazione politica e il suo
operato come ministra. Parlando
di donne nei ruoli di potere e di guida - scandalosamente poche nel
panorama italiano – e pensando alla natura della rubrica, dedicata
al vino, ho ritrovato nei meandri della mia memoria una mirabile
figura di donna, Eleonora di Arborea, a capo dell’omonimo giudicato
sardo, in epoca medievale. Eleonora
promulgò intorno al 1392 la Carta de Logu, a tutti gli effetti un
ordinamento giuridico in materia di diritto civile, penale e rurale.
Si trattava di un’opera sistematica, a carattere interdisciplinare,
funzionale al bisogno di riassetto politico ed economico che urgeva in
quel momento, dopo lunghi periodi di guerre, e che poneva il giudicato
di Arborea e l’intera Sardegna in una posizione di avanguardia
rispetto all’Europa feudale. Nonostante l’ampio respiro, la lunga
vita di cui ha goduto (solo nel 1827 è stata soppiantata dal codice
di Carlo Felice) e aspetti di assoluta lungimiranza e modernità,
validi ancora oggi, la Carta de Logu non è oggetto di studio e
attenzioni nei programmi d’istruzione tanto quanto il Codice di
Giustiniano o altri codici tenuti a battesimo da uomini. Basti
pensare che in epoca medievale, anzi in pieno feudalesimo,
l’ordinamento della giudichessa di Arborea si fa garante dello stato
di diritto e del fatto che le norme, e le conseguenze in caso di
violazione delle stesse, siano conosciute da tutta la popolazione –
l’uso della lingua sarda ne è la riprova - locale e straniera. Esso
tende a disciplinare pressoché tutti gli aspetti legati alla vita
dello stato e alle relazioni sociali. Nei 198 capitoli che compongono
la Carta de Logu si trovano disposizioni sull'agricoltura,
l'allevamento, la caccia, la pesca, la protezione della fauna
terrestre e acquatica, la concia, la macellazione, sui “compensi”
ai lavoratori, sulle festività, sulla famiglia, sulle pene in caso di
omicidio, violenza contro la persona, stupri, furti. Ci sono
ordinamenti relativi a prestiti, debiti, falsa testimonianza, liti,
denunce e così via. Molto
significative e attuali le parti riguardanti la tutela della donna e
della sua posizione, la difesa del territorio,
il problema dell'usura,
i rapporti sociali. Ma
torniamo al vino. Tra i capitoli ascrivibili al diritto rurale, la
Carta De Logu si prefiggeva di tutelare e incentivare la coltivazione
della vite e la produzione di vino. Erano previste multe consistenti e
addirittura pene corporali per coloro che non osservavano le leggi,
fino al taglio della mano a chiunque incendiasse vigneti o li spiantasse
di nascosto e la confisca dei terreni a chi
non coltivasse le viti. Questo
breve “amarcord”, oltre a far scoprire, o riscoprire, una
interessante protagonista femminile degli umani eventi, ci fa entrare
con passi felpati nell’affascinante, misteriosa e inafferrabile
terra sarda. Il
vino è una traccia visibile e potente del suo fascino e del suo
mistero. La
cultura del vino ha radici antichissime in Sardegna, si perde nella
notte dei tempi, al tempo dei Nuragi. Tutto è iniziato da lì e da lì
ripartiremo.
Paola D’Alessandro Paola D’Alessandro è nata a Lanciano, in Abruzzo, 41 anni fa. Dal 1982 vive a Milano, dove ha compiuto gli studi universitari e dove attualmente lavora, occupandosi di progettazione e gestione di iniziative per l’inserimento e la valorizzazione delle donne nel mondo del lavoro. Nel 1995 ha iniziato a frequentare corsi e seminari legati alla degustazione dei vini e, più in generale, al mondo dell’enogastronomia, passando da un atteggiamento di mera curiosità a un coinvolgimento sempre più forte, un’autentica passione, sfociata nell’ammissione, il 15 aprile 1997, al Collegio Lombardo Periti Esperti e Consulenti, settore alimentazione, prodotti e derivati, specialità Sommelier. Da tale passione nasce la collaborazione con le redazioni di MartesanaDue e ilponte.it, nelle forme della rubrica “Alla (ri)scoperta dei sensi”.
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