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Scuola pubblica, finanziamenti tagliati del 40% Il teatro Officina in aprile al Dal Verme I problemi del nostro territorio e l'inutilità di un Consiglio di Zona
Il coraggio di ragionare per guardare avanti
Ridotti a 8 milioni di Euro i fondi per i Consigli di Zona
Resoconti dal Consiglio di Zona
Progetto lettura alle elementari di via Cesalpino e via Russo
Il muro di viale Monza
SPECIALE VIALE MONZA
Le rubriche
con il senatore Antonio Pizzinato
Lettere alla redazione
Un libro al mese
Un film al mese
Frammenti di umanità suburbana
Biologico in Martesana
Son atto a rimirar... rubrica d'arte
Gli annunci e le opportunita'
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MartesanaDUE mensile di informazione, cultura e annunci della zona due di Milano citta'
Editore Comedit 2000
Direttore Paolo Pinardi
Redazione Mattia Cappello Paola D'Alessandro Adele Delponte Antonio Gradia Luca Gualtieri Giuseppe Natale Aurelio Volpe
Red. e pubblicita' Via delle Leghe, 5 20127 Milano Tel. 02/28.22.415 Fax 02/28.22.423
Reg. Trib. MI n. 616 settembre 99
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Scuola pubblica, finanziamenti tagliati del 40%
Poi
improvvisamente... La
recente finanziaria ha ulteriormente tagliato i fondi (-40% sul 2005, -50%
sul 2004), per il normale funzionamento della scuole pubbliche, generando un
peggioramento delle condizioni generali e nuove richieste di denaro alle
famiglie. Perché, a questo punto, bisogna specificare che nella scuola
pubblica, vengono a mancare, oltre ai soldi per la didattica, quelli per il
sapone, per la raccolta dei rifiuti, per le fotocopie, per il pagamento
delle bollette telefoniche e per le supplenze. Alle
scuole del Parco Trotter, in occasione dell’approvazione della
programmazione annuale 2006, il Consiglio di Istituto ha approvato un
documento di totale dissenso rispetto a questa politica di tagli: a fronte
di una previsione di spesa per il funzionamento didattico e amministrativo
di 27.368 euro, lo Stato elargirà 14.485 euro Lo
stesso è successo in tantissime scuole, non solo milanesi, non solo
lombarde. Alla
scuola privata, la stessa finanziaria, invece, regala 157 milioni di euro
per i “buoni scuola”. Di più: accantona 14 milioni di euro per premiare
quei dirigenti scolastici che si sono distinti nell’applicazione della
riforma, togliendoli dai fondi per la dispersione scolastica. Il
30 dicembre 2005 l’Ufficio Scolastico della Lombardia ha comunicato i
finanziamenti relativi al 2006 per il funzionamento amministrativo e
didattico delle scuole lombarde. Le percentuali
di tagli sono, ovviamente, le stesse che abbiamo visto prima. Ma,
colpo di scena, il 17 febbraio, dal Ministero dell’Istruzione, arrivano,
per le scuole lombarde (ripeto: lombarde) circa 7.630.000 euro, cioè il 50%
in più di quanto stanziato per il 2006. L’incremento
rispetto a quanto stanziato alla fine di dicembre non è di qualche punto
percentuale, bensì del 50%. Cos’è successo? Prima hanno sbagliato i
conti oppure li hanno rifatti per convenienza? Alla favola dell’Ufficio
Scolastico Regionale che chiede e ottiene dal ministero un incremento del
50% dei finanziamenti, risulta difficile credere. Per esempio,
per quanto riguarda gli organici dei docenti, negli ultimi due anni i
tagli ci sono stati e basta, indipendentemente dalle richieste inviate al
Ministero dall’Ufficio Regionale. Il
fatto che entrino più soldi per i magri bilanci delle scuole – a fronte
del contemporaneo aumento delle spese più volte sottolineato – è
sicuramente un dato positivo. Ma
soprattutto: come mai solo adesso e solo in Lombardia? Non
risulta che altre regioni abbiano beneficiato di
interventi analoghi. Ricostruendo
il puzzle, resta da aggiungere che questa
è la regione dove il ministro Moratti si presenta candidato per le elezioni
a sindaco di Milano, con una piazza – quella del mondo della scuola
milanese – non certo facile. A Milano si sono viste ampie mobilitazioni di
genitori e insegnanti e in questa regione si è registrato un grande
movimento di opposizione contro la riforma Moratti e la politica scolastica
del governo di cui fa parte. Come
scuole del parco Trotter, siamo fortemente interessati ad ospitare un
incontro tra i candidati sindaci, nel nostro Teatrino. Un incontro aperto
alla cittadinanza tutta, per conoscere il loro programma sull’infanzia,
sull’educazione, sull’istruzione, sull’integrazione culturale. Lella
Trapella
Il
Teatro Officina in aprile al Dal Verme
La
memoria storica di Crescenzago con il progetto Voci
dai quartieri del mondo
Il
Teatro Officina è un’esperienza culturale professionale che nasce 33 anni
nella nostra zona (viale Monza 140 nel 1973, via S. Elembardo 2 dal
1986). Al
centro del suo operare
culturalmente vi sono le relazioni con le persone che vivono nei quartieri
della nostra metropoli; relazioni di ascolto e di fiducia, innanzi tutto,
grazie alle quali è possibile che donne, anziani, giovani si aprano al
racconto di sé, della propria condizione di vita. E’
nato quest’anno un progetto sulla memoria storica (Memoria di confine)
voluto dal Settore Cultura della Provincia di Milano in collaborazione con
la Casa della Carità e il Teatro Officina. Al
centro stanno le narrazioni degli anziani di Crescenzago e degli Ospiti
della Casa della Carità, che in quel quartiere opera da più di un anno non
solo come luogo di solidale accoglienza ma anche come centro di profonda
riprogettazione sociale e culturale dell’intera città. Il
senso profondo di questo agire culturale è offrire un modello
d’intervento che pratichi una metodologia di ascolto, di valorizzazione e
di restituzione delle diverse culture che coabitano nella nostra metropoli. Non
“assistenza” alle periferie ma risorse e progetti qualificati, scelti
“dal” e condivisi “con” il territorio. Questa
fattività concreta ha riaperto una rete di relazioni fra le associazioni di
Crescenzago, relazioni che sembravano ibernate in questo ultimo grigio
decennio e che trovano ora nuovo slancio in incontri periodici presso la
Casa della Carità (il prossimo venerdì 16 marzo alle ore 17,00): una
quindicina di Associazioni si trovano per discutere e confrontarsi sulle
opportunità di socialità da offrire al quartiere in un clima di
disponibilità a pensare e condividere momenti di vita comune. Una piccola
e fertile testimonianza di autentica vita civile che vede raccolti
intorno ad uno stesso tavolo l’AVRAL, la Banda di Crescenzago, la
Legambiente, la Coop. Madre Eugenia Picco, il Comitato “Vivere il
Quartiere Adriano”, il Circolo Acli Gobba, la Parrocchia Gesù a
Nazaret, il Centro Anziani San Paolo, l’ANPI, la Parrocchia S.
Maria Rossa, la Coop. “Tempo per l’infanzia”,
l’Associazione Volontari Quartiere Adriano e l’Associazione
“Villa Pallavicini”. Il
Progetto “Memorie di confine”
ha realizzato non solo una raccolte di storie narrate ma
ha programmato anche una “nuova semina”: attraverso 15
incontri con le scuole di zona, anziani e stranieri sono entrati come
testimoni nelle aule scolastiche, offrendo la loro esperienza di vita
vissuta agli studenti di 5 realtà scolastiche (Elementare di via S. Mamete
– Scuola Media Rinaldi – Scuola Media Città del Sole – Scuola Media
Quintino di Vona – Liceo Classico Carducci). Questo
straordinario patrimonio di vite narrate confluisce in uno spettacolo
teatrale, “Voci dai quartieri del mondo”, che verrà
presentato il 12 aprile 2006 al Teatro Dal Verme (Ore 21 –
ingresso libero) come momento di restituzione all’intera città del lavoro
svolto e sarà dato in anteprima al Teatro Officina dal 23 al 26 marzo. La
regia di Massimo de Vita orchestra le diverse voci narranti: profughi
umanitari accanto a vecchi milanesi che hanno vissuto la
Seconda Guerra Mondiale, ex-operaie della Magneti Marelli ora in
pensione vicine a nuovi immigrati fuggiti da fame e miseria… Una babele
linguistica racconta la vita
dei semplici, come se la Storia venisse guardata con gli occhi degli
“ultimi”. All’interno
del progetto vi è anche la creazione di una “Biblioteca del confine”
che ha sede all’interno della Casa della Carità e che garantisce nel
tempo permanenza e qualità all’intervento; organizza già da ora incontri
di lettura, cui collaborano attivamente e gioiosamente gli studenti del
Liceo Scientifico “A.Volta” (straordinario per partecipazione e qualità
di lavoro il primo incontro tenuto il 19 gennaio sul libro “Nato due
volte” dello scrittore scomparso Giuseppe Pontiggia, in cui la vedova e il
figlio – protagonista del
romanzo – intessevano un dialogo con i giovani
e veramente lì la letteratura si faceva “vita” contro l’oblio
e la morte) L’operazione
culturale in atto non si caratterizza come intervento di “assistenza
culturale” nei confronti delle aree più marginali, più periferiche, ma
come scoperta e valorizzazione di nuove centralità sul territorio. Questa
riflessione nasce dalla considerazione che gli spazi, ieri considerati
marginali e quindi ghettizzati, oggi debbano invece essere considerati parti
essenziali della nuova città metropolitana che andiamo a costruire. Ecco le
nuove autonomie, quasi “piccoli Comuni”, città nella città,
in cui le soggettività e il protagonismo delle donne e degli uomini
che vi abitano possano acquisire potere e dignità. Perché
la città intera possa rinascere occorre che i cittadini siano al centro
delle progettualità ( urbanistiche e culturali) e le risorse economiche
devono essere quindi distribuite in modo profondamente diverso, al servizio
innanzitutto di quelle aree che
per troppo tempo hanno subito l’incuria delle varie Amministrazioni
Comunali. Quest’umile ricostruzione “dal basso” è possibile e fattibile, per il semplice fatto che è già stata fatta in altre epoche storiche: la Milano del dopo-Guerra, pur fra le macerie e con le entrate contabili prosciugate fino all’osso, ha ricostruito la Scala, con una grande partecipazione delle forze imprenditoriali, amministrative, associative e culturali, in un clima di perfetta e magica sinergia fra grandi Istituzioni e realtà “di base”. Ma anche nei più recenti anni ’70 l’esperienza del “decentramento teatrale” ha visto collaborare gomito a gomito il Piccolo Teatro guidato da Paolo Grassi e i tanti “Teatri Quartiere”, di cui il Teatro Officina è ancor oggi viva e concreta eredità. LA
CASA DEL TEATRO OFFICINA
– Via S.Erlembardo, 2 (MM1 Gorla)
– Ingresso 10,00 euro - Orario spettacoli: feriali ore 21, festivi ore 16 – -
Info: 02/2553200 – e-mail:
info@teatroofficina.it
– web: www.teatroofficina.it
-
17,18,
19 MARZO 2006 TEATRO
OFFICINA - Con il Patrocinio di Amnesty
International " Il
burqa e la velina"
- di e con Alessandra
Faiella - -
il disagio femminile fra oriente e occidente – Uno
spettacolo–documento sulla condizione femminile nel mondo costruito
attraverso documenti spesso inediti, letture, racconti di donne reali che
hanno narrato la loro storia.
Alessandra Faiella declina i dati giornalistici usando un linguaggio
teatrale che spazia dalla cruda denuncia allo sguardo grottesco e
paradossale sul disagio femmine, facendo emergere a tratti anche un occhio
ironico sulle vicende narrate.
Teatro Officina e Fondazione Casa della Carità "Voci
dai quartieri del mondo"
– Regia di Massimo de Vita - con la compagnia del Teatro Officina e gli Ospiti della Casa della Carità I volti degli Ospiti della Casa della Carità e le loro storie narrate, intrecciate con quelle dei nostri anziani di Milano, si stagliano semplici e nette, come cammei in una collana. Il filo che salda perle e cammei è la ferma convinzione che solo la conoscenza, il rispetto, la solidarietà verso le diverse storie di provenienza ci salverà dalla barbarie di un possibile scontro di civiltà, da un futuro in cui il volto dell’altro potrebbe riflettere paura, rifiuto, sospetto e non più sorpresa e apertura al mondo.
I
problemi del nostro territorio e l’inutilità
di un Consiglio di zona. Si
avvicinano le elezioni, non solo le politiche del 9 aprile, ma anche le
Comunali e conseguentemente il
rinnovo dei Consigli di zona; la scadenza di queste ultime dovrebbe essere
l’ultima domenica di maggio. Se
non ci fosse questa scadenza nessuno si accorgerebbe della presenza di
questi consigli o della loro utilità. Più volte abbiamo informato i nostri lettori delle iniziative del Comitato per la città metropolitana per far passare l’idea semplice, ma proprio per questo politicamente complicata, dell’abolire Comune e Provincia unificandoli in un unico livello istituzionale di governo metropolitano del territorio e trasformando i consigli di zona in vere e proprie municipalità. E’
quanto già avviene in molte capitali d’Europa; a Roma stessa esistono
municipalità che sono diventate strumento di vera partecipazione in grado
di affrontare e gestire territorio e servizi. A
Milano, come al solito tutto è fermo e ci sono quasi quattrocento
consiglieri che ci costano 3 milioni di Euro all’anno. Ciò
non toglie che, se ci fosse volontà politica, potrebbero essere ugualmente
organismi che sollecitano, coinvolgono e magari affrontano le piccole grandi
questioni che può avere un territorio come il nostro. Invece
l’inutilità di un Consiglio di zona come il nostro e della maggioranza
che lo guida, è particolarmente disarmante. Guardiamo il ruolo che ha
svolto su due vicende importanti di cui nei giorni scorsi tutti i giornali
hanno parlato (l’uccisione di un immigrato marocchino in via Cavezzali e
il recupero dell’area dismessa della ex Marelli) e stendiamo un pietoso
velo su questioni altrettanto importanti di cui Martesanadue si è occupato
in passato (Metrotranvia,Gronda e Bretella ferroviaria di Greco, bosco di
via Gioia e campi sportivi di via Gambini). I
fatti di via Cavezzali sono il risultato di una mancanza totale di proposte
e progetti per vincere la sfida dell’integrazione nei confronti di ormai
quasi 200 mila immigrati da varie parti del mondo nella nostra città e di
più di 20 mila nella nostra zona. Anzi una parte della città (proprietà e
agenzie immobiliari, privati cittadini milanesi e stranieri) vive speculando
sulla pelle di questi disgraziati: in via Cavezzali – angolo via Padova si
paga 700 euro al mese per 17 mq. di appartamento. In certe giornate, alle
cinque del mattino, in piazzale Loreto ci sono ragazzi magrebini, albanesi o
rumeni che aspettano il caporale di turno (prima era italiano, ora dello
stesso paese di questi) per andare a lavorare nei cantieri della città o
della provincia a 2,5 o 3 euro all’ora in condizioni di sicurezza zero,
tant'è che spesso li vediamo in televisione morti o feriti per incidenti
sul lavoro. Questa è l’accoglienza che diamo a gente che produce insieme
a noi la ricchezza della città; li ammassiamo senza saper distinguere tra
quelli che lavorano e magari andrebbero aiutati
e quelli che invece spacciano o fanno i delinquenti. Quarant'anni fa
l’ondata di immigrazione sopratutto dal sud del nostro paese si inserì
positivamente nel tessuto sociale grazie ad un clima culturale e ad
un’attenzione delle classi dirigenti, dei partiti e della città intera
che seppe isolare i razzismi da una parte e la delinquenza dall’altra (ci
siamo forse dimenticati della Ndrangheta nel nord-est e della mafia nel
sud-ovest del nostro territorio; stando alla Procura di Milano ancora oggi
organizzazioni malavitose operano nella città e investono in settori come
l’edilizia). Ebbene
questa insignificante maggioranza del nostro Consiglio di zona non ha
trovato di meglio che ripetere la solita litania del chiudere e sgombrare la
palazzina di via Cavezzali; tutto il resto non interessa a questi signori.
Via Padova sta diventando un laboratorio di esperienze e contraddizioni che
vengono osservate e studiate in tutto il mondo, ma ai nostri interessa solo
protestare: le uniche iniziative politiche che si ricordano, sono il blocco
stradale tra via Padova e via Arquà contro gli extracomunitari, il blocco
di via Varanini contro la palazzina che permette di dormire a dei romeni,
addirittura alcuni anni fa la strumentalizzazione contro gli stranieri per
l’uccisione a scopo di rapina del gioielliere e del tabaccaio di via
Padova (poi si scoprì che erano deliquenti italiani). La
gravità della situazione richiederebbe mediazioni e progetti coinvolgendo
associazioni di artigiani, commercianti e imprenditori, comitati e
sindacati, scuole e oratori, la Casa della cultura islamica e le
associazioni delle altre comunità: invece capacità zero nel governare
questa emergenza. Per
quanto riguarda il recupero dell’area dismessa ex Marelli, come giornale
più volte abbiamo scritto e denunciato la colata di cemento che ora
dovrebbe partire, dopo la ratifica dell’accordo tra Regione e Comune di
Milano avvenuta nei giorni scorsi. Qui si è persa un’occasione storica
che riguarda anche le altre aree dismesse. Per almeno altri cento anni non
si ripresenterà la possibilità di utilizzare uno spazio così vasto per
riqualificare e rendere vivibile una città che rischia di morire per
eccesso di inquinamento, traffico e cemento. Palazzine e palazzoni
invaderanno questo spazio (per un totale di più di 8 mila abitanti); la
viabilità locale finalmente sistemata sarà soffocata da gronda e
tangenziale; non ci saranno scuole elementari e medie, aree adibite ad
artigianato e terziario qualificato, non ci sarà quel grande polmone verde
collegato alla media valle del Lambro, ma in compenso non mancherà
l’ennesimo centro commerciale. Le aree adibite ad edilizia libera saranno
più di quella convenzionata, casomai ci fossero dubbi su chi comanda
in questa città: finchè la bolla del mattone non scoppia bisogna darci
dentro, tanto poi chi ci rimetterà saranno i poveri cristi che hanno fatto
sacrifici per acquistare la casa con un mutuo che copre il 50% e oltre il
valore; già adesso ad ogni rialzo del costo del danaro migliaia di famiglie
rischiano di saltare perchè non ce la fanno a far fronte agli aumenti
previsti dalla rata mensile a tasso variabile. Anche su quella convenzionata
ci sarebbe piaciuto vedere le varie Acli-Cisl e Cooperative maggiormente
impegnate nel rendere accessibile la casa a tutti (2.000 euro al mq. non è
per niente poco); perchè non si fanno protagonisti di battaglie quali il
reintegro della 167 e il costo zero di aree pubbliche su cui costruire
oppure per recuperare l’enorme quantità di case sfitte da immettere sul
mercato dell’affitto. In
questi anni su tutto questo non abbiamo visto grandi capacità da parte dei
cosidetti governanti della nostra zona: hanno obbedito come tanti soldatini
agli squilli dei loro cellulari provenienti da Palazzo Marino e preferito
occuparsi di qualche spettacolo o gara sportiva con i nostri quattrini. La
stessa opposizione si è divisa ed è stata inconcludente; su aree dismesse
come l’Isola-Garibaldi o la vecchia Fiera è in atto un vero movimento con
progetti alternativi ancora in campo; qui da noi quasi zero. Ci
eravamo illusi cinque anni fa all’inizio della nuova legislatura, anche
promuovendo la prima riunione di tutta l’opposizione, che quest’ultima
non si sarebbe rinchiusa nella eccessiva sala di viale Zara preferendo la
presenza sul territorio; invece ... Sono
anche questi i motivi per cui ci faremo promotori di una lista che aiuti a
far decollare questo organismo come autogoverno del territorio cercando di
essere riferimento di comitati, associazioni, scuole, luoghi e spazi
pubblici e privati. Ne parleremo meglio nelle prossime due uscite del
giornale.
Paolo Pinardi
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