MartesanaDUE - marzo 2006  n. 81

 

In questo numero

 

 

Scuola pubblica, finanziamenti tagliati del 40%

 

Il teatro Officina in aprile al Dal Verme

 

I problemi del nostro territorio e l'inutilità di un Consiglio di Zona

 

Il coraggio di ragionare per guardare avanti

 

Ridotti a 8 milioni di Euro i fondi per i Consigli di Zona

 

Resoconti dal Consiglio di Zona

 

Progetto lettura alle elementari di via Cesalpino e via Russo

 

Il muro di viale Monza

 

SPECIALE VIALE MONZA

 

Le rubriche

 

Filo diretto dal Parlamento

con il senatore Antonio Pizzinato

 

Lettere alla redazione

 

Un libro al mese

 

Un film al mese

 

Alla (ri)scoperta dei sensi

 

Frammenti di umanità suburbana

 

Biologico in Martesana

 

Son atto a rimirar... rubrica d'arte

 

Gli annunci  e le opportunita'

 

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MartesanaDUE

mensile di informazione, 

cultura e annunci della zona due

di Milano citta'

 

Editore

Comedit 2000

 

Direttore 

Paolo Pinardi

 

Redazione

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Red. e pubblicita'

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20127 Milano

Tel. 02/28.22.415

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Reg. Trib. MI

n. 616 settembre 99

 

 

 

Scuola pubblica, finanziamenti tagliati del 40%

 

Poi improvvisamente...

 

La recente finanziaria ha ulteriormente tagliato i fondi (-40% sul 2005, -50% sul 2004), per il normale funzionamento della scuole pubbliche, generando un peggioramento delle condizioni generali e nuove richieste di denaro alle famiglie. Perché, a questo punto, bisogna specificare che nella scuola pubblica, vengono a mancare, oltre ai soldi per la didattica, quelli per il sapone, per la raccolta dei rifiuti, per le fotocopie, per il pagamento delle bollette telefoniche e per le supplenze.

 

Alle scuole del Parco Trotter, in occasione dell’approvazione della programmazione annuale 2006, il Consiglio di Istituto ha approvato un documento di totale dissenso rispetto a questa politica di tagli: a fronte di una previsione di spesa per il funzionamento didattico e amministrativo di 27.368 euro, lo Stato elargirà 14.485 euro

Lo stesso è successo in tantissime scuole, non solo milanesi, non solo lombarde.

 

Alla scuola privata, la stessa finanziaria, invece, regala 157 milioni di euro per i “buoni scuola”. Di più: accantona 14 milioni di euro per premiare quei dirigenti scolastici che si sono distinti nell’applicazione della riforma, togliendoli dai fondi per la dispersione scolastica.

 

Il 30 dicembre 2005 l’Ufficio Scolastico della Lombardia ha comunicato i finanziamenti relativi al 2006 per il funzionamento amministrativo e didattico delle scuole lombarde. Le percentuali  di tagli sono, ovviamente, le stesse che abbiamo visto prima.

Ma, colpo di scena, il 17 febbraio, dal Ministero dell’Istruzione, arrivano, per le scuole lombarde (ripeto: lombarde) circa 7.630.000 euro, cioè il 50% in più di quanto stanziato per il 2006.

L’incremento rispetto a quanto stanziato alla fine di dicembre non è di qualche punto percentuale, bensì del 50%. Cos’è successo? Prima hanno sbagliato i conti oppure li hanno rifatti per convenienza? Alla favola dell’Ufficio Scolastico Regionale che chiede e ottiene dal ministero un incremento del 50% dei finanziamenti, risulta difficile credere. Per esempio,  per quanto riguarda gli organici dei docenti, negli ultimi due anni i tagli ci sono stati e basta, indipendentemente dalle richieste inviate al Ministero dall’Ufficio Regionale.

 

Il fatto che entrino più soldi per i magri bilanci delle scuole – a fronte del contemporaneo aumento delle spese più volte sottolineato – è sicuramente un dato positivo.
Resta il fatto comunque che l’integrazione riguarda una sola voce delle entrate delle scuole, quella relativa al funzionamento amministrativo e didattico (non i fondi per le supplenze che restano invariati) e che il taglio, rispetto ai due anni precedenti rimane comunque pesantissimo.

Ma soprattutto: come mai solo adesso e solo in Lombardia? Non  risulta che altre regioni abbiano beneficiato di  interventi analoghi.

Ricostruendo il puzzle, resta da aggiungere che  questa è la regione dove il ministro Moratti si presenta candidato per le elezioni a sindaco di Milano, con una piazza – quella del mondo della scuola milanese – non certo facile. A Milano si sono viste ampie mobilitazioni di genitori e insegnanti e in questa regione si è registrato un grande movimento di opposizione contro la riforma Moratti e la politica scolastica del governo di cui fa parte.

Avrebbe mai potuto la signora Letizia Brichetto Moratti sostenere una campagna di controinformazione, che le avrebbe imputato la riduzione, in 2 anni, del 50% dei finanziamenti alle scuola pubblica? Le sarebbe davvero bastato solamente NON parlare mai di scuola, nei suoi incontri da candidata sindaco, nelle sue dichiarazioni ai media, senza mai essersi dimessa da ministro dell’istruzione?

 

Come scuole del parco Trotter, siamo fortemente interessati ad ospitare un incontro tra i candidati sindaci, nel nostro Teatrino. Un incontro aperto alla cittadinanza tutta, per conoscere il loro programma sull’infanzia, sull’educazione, sull’istruzione, sull’integrazione culturale.

 

 

Lella Trapella

 

    

 

 

Il Teatro Officina in aprile al Dal  Verme

La memoria storica di Crescenzago con il progetto Voci dai quartieri del mondo

 

Il Teatro Officina è un’esperienza culturale professionale che nasce 33 anni  nella nostra zona (viale Monza 140 nel 1973, via S. Elembardo 2 dal 1986).

Al centro  del suo operare culturalmente vi sono le relazioni con le persone che vivono nei quartieri della nostra metropoli; relazioni di ascolto e di fiducia, innanzi tutto, grazie alle quali è possibile che donne, anziani, giovani si aprano al racconto di sé, della propria condizione di vita.

E’ nato quest’anno un progetto sulla memoria storica (Memoria di confine) voluto dal Settore Cultura della Provincia di Milano in collaborazione con la Casa della Carità e il Teatro Officina.

Al centro stanno le narrazioni degli anziani di Crescenzago e degli Ospiti della Casa della Carità, che in quel quartiere opera da più di un anno non solo come luogo di solidale accoglienza ma anche come centro di profonda riprogettazione sociale e culturale dell’intera città.

Il senso profondo di questo agire culturale è offrire un modello d’intervento che pratichi una metodologia di ascolto, di valorizzazione e di restituzione delle diverse culture che coabitano nella nostra metropoli.

Non “assistenza” alle periferie ma risorse e progetti qualificati, scelti “dal” e condivisi “con” il territorio.

Questa fattività concreta ha riaperto una rete di relazioni fra le associazioni di Crescenzago, relazioni che sembravano ibernate in questo ultimo grigio decennio e che trovano ora nuovo slancio in incontri periodici presso la Casa della Carità (il prossimo venerdì 16 marzo alle ore 17,00): una quindicina di Associazioni si trovano per discutere e confrontarsi sulle opportunità di socialità da offrire al quartiere in un clima di disponibilità a pensare e condividere momenti di vita comune. Una piccola  e fertile testimonianza di autentica vita civile che vede raccolti intorno ad uno stesso tavolo l’AVRAL, la Banda di Crescenzago, la Legambiente, la Coop. Madre Eugenia Picco, il Comitato “Vivere il Quartiere Adriano”, il Circolo Acli Gobba, la Parrocchia Gesù a  Nazaret, il Centro Anziani San Paolo, l’ANPI, la Parrocchia S. Maria Rossa, la Coop. “Tempo per l’infanzia”,  l’Associazione Volontari Quartiere Adriano e l’Associazione “Villa Pallavicini”.

Il Progetto “Memorie di confine”  ha realizzato non solo una raccolte di storie narrate ma  ha programmato anche una “nuova semina”: attraverso 15 incontri con le scuole di zona, anziani e stranieri sono entrati come testimoni nelle aule scolastiche, offrendo la loro esperienza di vita vissuta agli studenti di 5 realtà scolastiche (Elementare di via S. Mamete – Scuola Media Rinaldi – Scuola Media Città del Sole – Scuola Media Quintino di Vona – Liceo Classico Carducci).

Questo straordinario patrimonio di vite narrate confluisce in uno spettacolo teatrale, “Voci dai quartieri del mondo”, che verrà  presentato il 12 aprile 2006 al Teatro Dal Verme (Ore 21 – ingresso libero) come momento di restituzione all’intera città del lavoro svolto e sarà dato in anteprima al Teatro Officina dal 23 al 26 marzo.

La regia di Massimo de Vita orchestra le diverse voci narranti: profughi umanitari accanto a vecchi milanesi che hanno vissuto la  Seconda Guerra Mondiale, ex-operaie della Magneti Marelli ora in pensione vicine a nuovi immigrati fuggiti da fame e miseria… Una babele linguistica  racconta la vita dei semplici, come se la Storia venisse guardata con gli occhi degli “ultimi”.

All’interno del progetto vi è anche la creazione di una “Biblioteca del confine” che ha sede all’interno della Casa della Carità e che garantisce nel tempo permanenza e qualità all’intervento; organizza già da ora incontri di lettura, cui collaborano attivamente e gioiosamente gli studenti del Liceo Scientifico “A.Volta” (straordinario per partecipazione e qualità di lavoro il primo incontro tenuto il 19 gennaio sul libro “Nato due volte” dello scrittore scomparso Giuseppe Pontiggia, in cui la vedova e il figlio  – protagonista del romanzo – intessevano un dialogo con i giovani  e veramente lì la letteratura si faceva “vita” contro l’oblio e la morte)

L’operazione culturale in atto non si caratterizza come intervento di “assistenza culturale” nei confronti delle aree più marginali, più periferiche, ma come scoperta e valorizzazione di nuove centralità sul territorio.

Questa riflessione nasce dalla considerazione che gli spazi, ieri considerati marginali e quindi ghettizzati, oggi debbano invece essere considerati parti essenziali della nuova città metropolitana che andiamo a costruire. Ecco le nuove autonomie, quasi “piccoli Comuni”, città nella città,  in cui le soggettività e il protagonismo delle donne e degli uomini che vi abitano possano acquisire potere e dignità.

Perché la città intera possa rinascere occorre che i cittadini siano al centro delle progettualità ( urbanistiche e culturali) e le risorse economiche devono essere quindi distribuite in modo profondamente diverso, al servizio innanzitutto  di quelle aree che per troppo tempo hanno subito l’incuria delle varie Amministrazioni Comunali.

Quest’umile ricostruzione “dal basso” è possibile e fattibile, per il semplice fatto che è già stata fatta in altre epoche storiche:  la Milano del  dopo-Guerra, pur fra le macerie e con le entrate contabili prosciugate fino all’osso, ha ricostruito la Scala, con una grande partecipazione delle forze imprenditoriali, amministrative, associative e culturali, in un clima di perfetta e magica sinergia fra grandi Istituzioni e realtà “di base”. Ma anche nei più recenti anni ’70 l’esperienza del “decentramento teatrale” ha visto collaborare gomito a gomito il Piccolo Teatro guidato da Paolo Grassi e i tanti “Teatri Quartiere”, di cui il Teatro Officina è ancor oggi viva e concreta eredità.

 

 

LA CASA DEL TEATRO OFFICINA – Via S.Erlembardo, 2 (MM1 Gorla) –

Ingresso 10,00 euro - Orario spettacoli: feriali ore 21, festivi ore 16 –

 - Info: 02/2553200 – e-mail: info@teatroofficina.it – web: www.teatroofficina.it -

  

 

17,18, 19 MARZO 2006

TEATRO OFFICINA - Con il Patrocinio di Amnesty International

" Il burqa e la velina"  -  di e con Alessandra Faiella -

- il disagio femminile fra oriente e occidente –

 

Uno spettacolo–documento sulla condizione femminile nel mondo costruito attraverso documenti spesso inediti, letture, racconti di donne reali che hanno narrato la loro  storia. Alessandra Faiella declina i dati giornalistici usando un linguaggio teatrale che  spazia dalla cruda denuncia allo sguardo grottesco e paradossale sul disagio femmine, facendo emergere a tratti anche un occhio ironico sulle vicende narrate.


Dal 23 al 26 MARZO 2006

Teatro Officina e Fondazione Casa della Carità

 

"Voci dai quartieri del mondo" – Regia di Massimo de Vita -

con la compagnia del Teatro Officina e gli Ospiti della Casa della Carità

I volti degli Ospiti della Casa della Carità e le loro storie narrate, intrecciate con quelle dei nostri anziani di Milano, si stagliano  semplici e nette, come  cammei in  una collana. Il filo che salda perle e cammei è la  ferma convinzione che solo la conoscenza, il rispetto, la solidarietà verso le diverse storie di provenienza ci salverà dalla barbarie di un possibile  scontro di civiltà, da un futuro in cui il volto dell’altro potrebbe riflettere  paura, rifiuto, sospetto e non più sorpresa e apertura al mondo.

 

 

 

 

 

 

I problemi del nostro territorio e l’inutilità  di un Consiglio  di zona.

 

Si avvicinano le elezioni, non solo le politiche del 9 aprile, ma anche le Comunali e conseguentemente   il rinnovo dei Consigli di zona; la scadenza di queste ultime dovrebbe essere l’ultima domenica  di maggio.

Se non ci fosse questa scadenza nessuno si accorgerebbe della presenza di questi consigli o della loro utilità.

Più volte abbiamo informato i nostri lettori delle iniziative del Comitato per la città metropolitana per far passare l’idea semplice, ma proprio per questo politicamente complicata, dell’abolire Comune e Provincia unificandoli in un unico livello istituzionale di governo metropolitano del territorio e trasformando i consigli di zona in vere e proprie municipalità.

E’ quanto già avviene in molte capitali d’Europa; a Roma stessa esistono municipalità che sono diventate strumento di vera partecipazione in grado di affrontare e gestire territorio e servizi.

A Milano, come al solito tutto è fermo e ci sono quasi quattrocento consiglieri che ci costano 3 milioni di Euro all’anno.

Ciò non toglie che, se ci fosse volontà politica, potrebbero essere ugualmente organismi che sollecitano, coinvolgono e magari affrontano le piccole grandi questioni che può avere un territorio come il nostro.

Invece l’inutilità di un Consiglio di zona come il nostro e della maggioranza che lo guida, è particolarmente disarmante. Guardiamo il ruolo che ha svolto su due vicende importanti di cui nei giorni scorsi tutti i giornali hanno parlato (l’uccisione di un immigrato marocchino in via Cavezzali e il recupero dell’area dismessa della ex Marelli) e stendiamo un pietoso velo su questioni altrettanto importanti di cui Martesanadue si è occupato in passato (Metrotranvia,Gronda e Bretella ferroviaria di Greco, bosco di via Gioia e campi sportivi di via Gambini).

I fatti di via Cavezzali sono il risultato di una mancanza totale di proposte e progetti per vincere la sfida dell’integrazione nei confronti di ormai quasi 200 mila immigrati da varie parti del mondo nella nostra città e di più di 20 mila nella nostra zona. Anzi una parte della città (proprietà e agenzie immobiliari, privati cittadini milanesi e stranieri) vive speculando sulla pelle di questi disgraziati: in via Cavezzali – angolo via Padova si paga 700 euro al mese per 17 mq. di appartamento. In certe giornate, alle cinque del mattino, in piazzale Loreto ci sono ragazzi magrebini, albanesi o rumeni che aspettano il caporale di turno (prima era italiano, ora dello stesso paese di questi) per andare a lavorare nei cantieri della città o della provincia a 2,5 o 3 euro all’ora in condizioni di sicurezza zero, tant'è che spesso li vediamo in televisione morti o feriti per incidenti sul lavoro. Questa è l’accoglienza che diamo a gente che produce insieme a noi la ricchezza della città; li ammassiamo senza saper distinguere tra quelli che lavorano e magari andrebbero aiutati  e quelli che invece spacciano o fanno i delinquenti. Quarant'anni fa l’ondata di immigrazione sopratutto dal sud del nostro paese si inserì positivamente nel tessuto sociale grazie ad un clima culturale e ad un’attenzione delle classi dirigenti, dei partiti e della città intera che seppe isolare i razzismi da una parte e la delinquenza dall’altra (ci siamo forse dimenticati della Ndrangheta nel nord-est e della mafia nel sud-ovest del nostro territorio; stando alla Procura di Milano ancora oggi organizzazioni malavitose operano nella città e investono in settori come l’edilizia).

Ebbene questa insignificante maggioranza del nostro Consiglio di zona non ha trovato di meglio che ripetere la solita litania del chiudere e sgombrare la palazzina di via Cavezzali; tutto il resto non interessa a questi signori. Via Padova sta diventando un laboratorio di esperienze e contraddizioni che vengono osservate e studiate in tutto il mondo, ma ai nostri interessa solo protestare: le uniche iniziative politiche che si ricordano, sono il blocco stradale tra via Padova e via Arquà contro gli extracomunitari, il blocco di via Varanini contro la palazzina che permette di dormire a dei romeni, addirittura alcuni anni fa la strumentalizzazione contro gli stranieri per l’uccisione a scopo di rapina del gioielliere e del tabaccaio di via Padova (poi si scoprì che erano deliquenti italiani).

La gravità della situazione richiederebbe mediazioni e progetti coinvolgendo associazioni di artigiani, commercianti e imprenditori, comitati e sindacati, scuole e oratori, la Casa della cultura islamica e le associazioni delle altre comunità: invece capacità zero nel governare questa emergenza.

 

Per quanto riguarda il recupero dell’area dismessa ex Marelli, come giornale più volte abbiamo scritto e denunciato la colata di cemento che ora dovrebbe partire, dopo la ratifica dell’accordo tra Regione e Comune di Milano avvenuta nei giorni scorsi. Qui si è persa un’occasione storica che riguarda anche le altre aree dismesse. Per almeno altri cento anni non si ripresenterà la possibilità di utilizzare uno spazio così vasto per riqualificare e rendere vivibile una città che rischia di morire per eccesso di inquinamento, traffico e cemento. Palazzine e palazzoni invaderanno questo spazio (per un totale di più di 8 mila abitanti); la viabilità locale finalmente sistemata sarà soffocata da gronda e tangenziale; non ci saranno scuole elementari e medie, aree adibite ad artigianato e terziario qualificato, non ci sarà quel grande polmone verde collegato alla media valle del Lambro, ma in compenso non mancherà l’ennesimo centro commerciale. Le aree adibite ad edilizia libera saranno  più di quella convenzionata, casomai ci fossero dubbi su chi comanda in questa città: finchè la bolla del mattone non scoppia bisogna darci dentro, tanto poi chi ci rimetterà saranno i poveri cristi che hanno fatto sacrifici per acquistare la casa con un mutuo che copre il 50% e oltre il valore; già adesso ad ogni rialzo del costo del danaro migliaia di famiglie rischiano di saltare perchè non ce la fanno a far fronte agli aumenti previsti dalla rata mensile a tasso variabile. Anche su quella convenzionata ci sarebbe piaciuto vedere le varie Acli-Cisl e Cooperative maggiormente impegnate nel rendere accessibile la casa a tutti (2.000 euro al mq. non è per niente poco); perchè non si fanno protagonisti di battaglie quali il reintegro della 167 e il costo zero di aree pubbliche su cui costruire oppure per recuperare l’enorme quantità di case sfitte da immettere sul mercato dell’affitto.

In questi anni su tutto questo non abbiamo visto grandi capacità da parte dei cosidetti governanti della nostra zona: hanno obbedito come tanti soldatini agli squilli dei loro cellulari provenienti da Palazzo Marino e preferito occuparsi di qualche spettacolo o gara sportiva con i nostri quattrini. La stessa opposizione si è divisa ed è stata inconcludente; su aree dismesse come l’Isola-Garibaldi o la vecchia Fiera è in atto un vero movimento con progetti alternativi ancora in campo; qui da noi quasi zero.

Ci eravamo illusi cinque anni fa all’inizio della nuova legislatura, anche promuovendo la prima riunione di tutta l’opposizione, che quest’ultima non si sarebbe rinchiusa nella eccessiva sala di viale Zara preferendo la presenza sul territorio; invece ...

Sono anche questi i motivi per cui ci faremo promotori di una lista che aiuti a far decollare questo organismo come autogoverno del territorio cercando di essere riferimento di comitati, associazioni, scuole, luoghi e spazi pubblici e privati. Ne parleremo meglio nelle prossime due uscite del giornale.

                                                                                                         

Paolo Pinardi