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MartesanaDUE - aprile 2006 n. 82
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La lista promossa da MartesanaDue per il rinnovo del Consiglio di Zona 2 Area Adriano-Marelli: da Palazzo Marino nuovo cemento, Gronda e mega centro commerciale
Trotter: un cancello fra furbizia, (in)sicurezza e privilegio
Spazio Smartez e il parco Martesana
Avventure solidali: Conoscere altri paesi e altre culture unendo viaggio e coscienza sociale, avventura e solidarietà
Il liceo Carducci senza il territorio circostante
Palmanova: un impianto fermo da 4 anni
Milano senza zingari
"A scuola ci andiamo da soli"
Storia e cultura attraverso la cucina
SPECIALE VIALE MONZA
Le rubriche
con il senatore Antonio Pizzinato
Lettere alla redazione
Un libro al mese
Un film al mese
Frammenti di umanità suburbana
Biologico in Martesana
Son atto a rimirar... rubrica d'arte
Gli annunci e le opportunita'
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MartesanaDUE mensile di informazione, cultura e annunci della zona due di Milano citta'
Editore Comedit 2000
Direttore Paolo Pinardi
Redazione
Paola D'Alessandro Adele Delponte Antonio Gradia Luca Gualtieri Giuseppe Natale Aurelio Volpe
Red. e pubblicita' Via delle Leghe, 5 20127 Milano Tel. 02/28.22.415 Fax 02/28.22.423
Reg. Trib. MI n. 616 settembre 99
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La
lista promossa da Martesanadue per il rinnovo del Consiglio di zona 2 La
novità alle prossime elezioni del 28 maggio. Si voterà per il Comune e per
i nove Consigli di zona
Area Adriano-Marelli: da Palazzo Marino nuovo cemento, Gronda e megacentro commerciale Ora tocca alla Provincia superare le sue contraddizioni modificando il piano di intervento Il
27.03.06 il Consiglio Comunale di Milano ha approvato l’Accordo di
Programma, sottoscritto il 28.02.06 dal Sindaco di Milano e dal Presidente
della Regione Lombardia, per l’attuazione del Programma Integrato di
Intervento denominato “Adriano Marelli e Cascina San Giuseppe”, in
variante al P.R.G. del Comune di Milano..
Si tratta di un progetto urbanistico di cementificazione pesante e distruttiva degli ultimi spazi rimasti liberi ,e disponibili per un miglioramento della qualità della vita urbana. Le organizzazioni sociali dei quartieri interessati (Legambiente Crescenzago, Associazione Volontari Quartiere Adriano, Comitato per la vivibilità), in un volantino del 17.03.06 , denunciavano : “A
poche settimane dallo scioglimento del Consiglio comunale”,
l’Amministrazione Albertini “ ci fa un bel regalo: MOLTO CEMENTO… un
MEGACENTRO COMMERCIALE e si conferma la realizzazione della…GRONDA NORD.
AUMENTERANNO IL TRAFFICO E L’INQUINAMENTO, l’ARIA SARA’ ANCOR PIU’
IRRESPIRABILE ED IL QUARTIERE SEMPRE MENO VIVIBILE: Questo
è il risultato dell’Accordo di programma, siglato il 28 febbraio 2006 tra
il Comune di Milano e la Regione Lombardia, che stabilisce i criteri per
l’edificazione delle aree ex Magneti Marelli e Cascina San Giuseppe. AI PALAZZINARI ED AGLI SPECULATORI SI DA’ LA POSSIBILITA’ DI FARE GUADAGNI ASTRONOMICI A NOI ABITANTI DEL QUARTIERE ADRIANO SOLO INQUINAMENTO TRAFFICO E ARIA IRRESPIRABILE.” E’ intervenuta anche la Rete dei Comitati Milanesi , che ha chiesto da tempo di bloccare i grandi progetti di cementificazione, compreso quello riguardante le aree Magneti Marelli e Cascina San Giuseppe. La provincia di Milano, con deliberazione n.83/06 della Giunta, esprimeva, sugli aspetti di rilevanza sovracomunale, parere di compatibilità con il Piano Territoriale (PTCP) del Programma integrato in oggetto. Con
l’approvazione dell’o.d.g. del 20 0ttobre 2005, il Consiglio Provinciale
valutava negativamente il progetto autostradale S.I.N. (GRONDA
NORD), giudicato “inaccettabile in quanto ambientalmente e
funzionalmente insostenibile”; ed impegnava “ la Presidenza
della Provincia di Milano e la Giunta, dati i compiti
istituzionali ed il ruolo di Ente promotore della metropoli policentrica e
come socio di maggioranza della Società Serravalle, ad intervenire con
urgenza, ponendo un problema di legittimità giuridico-amministrativa
relativo ai progetti succitati. Ad
assumere e proporre un’iniziativa di grande valore: una variante al PRG
che trasformi il tracciato previsto per la Gronda Nord/SIN in un corridoio
verde da utilizzare come percorso ciclopedonale e la realizzazione sullo
stesso asse di una infrastruttura di trasporto pubblico su rotaia.” Essendo la SIN/Gronda Nord, per il tratto tangenziale est/Gobba-Via Adriano, prevista come opera di viabilità funzionale all’approvazione del Piano Integrato, emergono con evidenza gravi aspetti di contraddittorietà negli atti dell’Amministrazione Provinciale nel merito della questione. Consta inoltre che rimangono aperti seri problemi riguardanti la bonifica delle aree e la valutazione d’impatto ambientale. Se si considera attentamente la fascia nord-est dell’area metropolitana milanese, l’enorme intervento edilizio (475.688 mq) si inserisce in un contesto già molto densamente urbanizzato ed in via di ulteriore cementificazione (Bicocca, Ercole Marelli, Paganoni, Deposito ATM,Breda, Falk…); sovraccaricato in maniera esorbitante di megacentri commerciali; sottoposto ad inquinamenti di varia natura ed origine (tangenziali est e nord, elettrodotti, fabbriche chimiche nocive, inceneritore obsoleto e molto pericoloso…). Non
si può quindi non essere fortemente preoccupati sia per la salute pubblica
e di ogni singola persona, sia per l’integrità e sicurezza ambientale. Per
la tutela della salute e dell’ambiente, della qualità della vita e dei
quartieri, si chiede una chiara presa di posizione della Provincia di
Milano. I molteplici atti amministrativi della Regione Lombardia e del Comune di Milano di procedere alla realizzazione di Accordi e Programmi di intervento urbanistico, che stravolgono il P.R.G., vengono giustificati dalla “presenza” di cosiddetti “rilevanti vantaggi per l’interesse collettivo”, cioè ipermercati e città commerciali !?! Si cambiamo sfacciatamente i significati delle parole. Diventano supremi beni comuni colate di cemento ed enormi diffusi spazi commerciali! I moloch istituzionali grossi e forti (Regione e Comune di Milano) decidono di dare un’impronta di rapina privatistica al governo del territorio. La Provincia conta sempre meno. E si trova nella condizione del vaso di coccio tra due di ferro. Per poter svolgere efficacemente il proprio ruolo di Ente sovracomunale e per l’interesse generale, la Provincia di Milano ha tutte le carte in regola per raccogliere informazioni, proposte e progetti alternativi e chiedere la revisione dei Programmi Integrati , in primis di quello della Magneti Marelli-Cascina San Giuseppe, anche attraverso ricorsi giurisdizionali: I Consiglieri di opposizione della Zona 2 e del Comune di Milano dovrebbero muoversi di concerto con la Provincia. Per valutare attentamente la situazione, si chiede al Presidente della Provincia di Milano, agli Assessori e Commissioni competenti ( Territorio, Viabilità, Ambiente), al Presidente e ai Capigruppo del Consiglio Provinciale un incontro urgente e una riunione di lavoro con i rappresentanti dei Comitati e delle Associazioni dei Quartieri Adriano Gobba Crescenzago, delle Cooperative di edilizia convenzionata; con il Sindaco di Sesto San Giovanni e i rappresentanti dei cittadini sestesi dei quartieri confinanti con Milano. Si tratta di dimostrare con iniziative ed atti concreti un’adeguata volontà politico-istituzionale di segno democratico e partecipativo. Giuseppe
Natale (Comitato per la Città Metropolitana, presidente ANPI Crescenzago)
Trotter: un cancello, fra furbizia, (in)sicurezza e privilegio Il Comune di Milano intende aprire un quarto cancello sul Parco Trotter in corrispondenza del numero civico 55/59 di via Padova, all’angolo con via Giacosa. E’ previsto nell’ambito di un Piano di Recupero di circa 4000 metri quadri, comprendente una palazzina (duemila metri quadri), attività produttive e terziarie, ed una servitù gratuita di 900 metri quadri “per l’accesso al Parco Trotter” come recita una proposta di delibera comunale che ha incontrato il netto dissenso dei consiglieri dell’opposizione, della scuola, gli utenti del Parco, ed in un primo momento anche i consiglieri di zona della stessa maggioranza. Il parco ha già oggi tre cancelli ed il personale comunale addetto all’apertura e chiusura degli stessi non è in grado di garantire un adeguato controllo. Un cancello (il principale) si trova in via Giacosa a 100 metri a sinistra rispetto all’ipotetico nuovo cancello ed a destra, in via Padova, il secondo cancello dista ancora meno (50 metri). L’ingresso al parco è riservato alla utenza scolastica per cinque giorni alla settimana e per l’intero orario scolastico: un nuovo cancello da aprire per poche ore, quindi, essendovi una sostanziale incompatibilità tra le esigenze di tutela nei confronti degli utenti delle strutture scolastiche (800 bambini, ed in prospettiva anche di più quando, si spera “la città dei ragazzi” vi prenderà forma) e la libera circolazione di persone all’interno del parco. Ed ancora: tale ingresso verrebbe aperto a cinque metri (contati, senza esagerazioni) da uno dei padiglioni del Parco, adibito a scuola materna. Non bisogna essere degli esperti per capire che si tratta di una iniziativa quantomeno priva di senso: inutile, costosa e persino dannosa rispetto alla fruibilità del parco. A parte i condomini di un singolo edificio nessuno riceverebbe beneficio alcuno dall’ennesimo cancello. Un vero e proprio regalo ad un condominio privato. Un cancello (presumibilmente incustodito) a cinque metri da una struttura scolastica costituisce uno schiaffo per chiunque abbia a cuore la vocazione scolastica, storica, ambientale e pubblica (nel senso più alto) del parco. La
proposta di delibera comunale parla di un cancello che in fondo avrebbe un
senso nella prospettiva di una pista ciclabile "da San Babila al fiume
Adda": l'ennesimo pezzo di delirio architettonico che sta massacrando
la nostra zona da qualche tempo: magari qualcuno prova a progettare
seriamente qualcosa (la ristrutturazione scolastico-ambientale del Trotter,
l'isola pedonale.) ma nella realizzazione quotidiana si fanno pezzetti di
piste ciclabili destinate ad interrompersi dopo pochi metri, incoerenti
cambi di senso marcia, destinazioni d'uso ridiscusse ogni cinque minuti,
soprattutto in periodo elettorale, per soddisfare oggi una lobby ed oggi in
altra. Aurelio Volpe
Il Liceo Carducci senza il territorio circostante L’assioma
da cui partire è che una scuola non può ripiegarsi su se stessa, diventare
un universo a sé, ignorare quel che accade “fuori”. Non deve, dunque,
inculcare della mera nozionistica, facendola apparire l’unico sapere
possibile, ma fornire, attraverso gli studi, strumenti per capire la realtà
che ci circonda, nonché rendere consapevoli gl’imberbi studentelli
dell’importanza generale dell’apprendere per aprire la mente. Nel
caso specifico del Carducci i contatti con le vicine istituzioni paiono
deliberatamente evitati: esempi ne sono il progetto di educazione sessuale,
tenuto da esperti di un consultorio privato e cattolico di un’altra zona,
nonostante ce ne sia uno della ASL, pubblico e laico, a poche centinaia di
metri; i corsi pomeridiani, da quelli di lingue agli sportivi, dal teatro ai
cineforum, che potrebbero, se pubblicizzati e aperti al quartiere, diventare
un punto d’incontro tra studenti e cittadini e, visto oltretutto
l’annoso problema della partecipazione minima (quasi mai raggiunta), avere
un tanto sospirato pubblico più vasto; le conferenze o le assemblee
plenarie con esperti esterni, spesso osteggiate dalla dirigenza, che
potrebbero avvantaggiarsi del contributo di esperti locali; la promozione
– totalmente assente – della ricerca sul territorio dal punto di vista
sociale, riguardo l’evoluzione degli abitanti del quartiere nel corso
della storia o le iniziative che qui nascono e sono promosse. Ebbene,
qualsiasi progetto, che coinvolga esterni e non, è lasciato alla libera
iniziativa (e all’approvazione della Preside), raramente con
partecipazioni tali da motivarne la riproposta. Rare eccezioni – come il
corso di storia dell’anno passato, che indagava la nostra zona nel periodo
fascista, approfondimenti in orario curricolare (progetto Tekai) o corsi di
scrittura – sono stati premiati ufficialmente, da importanti istituzioni
quali la Provincia, o ufficiosamente, con un’ampia partecipazione che ha
del miracoloso. La
domanda che sorge spontanea è: perché non creare occasioni per nutrire di
realtà la teoria ed analizzare gli eventi di cui quasi non ci rendiamo
conto, nella nostra piccola oasi di pace? Con quale motivazione non favorire
incontri o la familiarizzazione (addirittura la conoscenza) con le strutture
già presenti sul territorio? A quale scopo non fornire stimoli ad una
generazione già sterile per quanto riguarda l’interesse del mondo? Un
riavvicinamento scuola-quartiere è indispensabile, perché entrambe queste
entità possano trarne giovamento: per le superiori un fondamentale contatto
con il tessuto sociale – per intendere finalmente cosa ci aspetterà nella
vita di tutti i giorni, e per i cittadini della zona un’importante
occasione di arricchimento e confronto con chi domani sarà al loro fianco,
nel cercare di rendere, nel proprio piccolo, questa città migliore. È una
realtà possibile, perché non perseguirla? Elettra
Capisani Storia e cultura attraverso la cucina Dando inizio a una nuova rubrica è sempre obbligatorio, per rispetto di chi legge, indicare l’indirizzo e i concetti di fondo che stanno alla base e delineano un percorso riconoscibile anche se non necessariamente condiviso. Per necessità di spazio, cercherò di farlo in poche righe, anche scontando il rischio di apparire presuntuoso e arbitrario. La
Cucina è stata probabilmente la prima cultura materiale nella storia
dell’umanità. Essa è comunicazione, linguaggio, e come il linguaggio e
le forme artistiche si è evoluta e arricchita nelle forme e nei contenuti,
rappresenta e contiene la storia, cultura e identità di un gruppo o di un
popolo. Più facilmente della parola essa si presta a entrare in rapporto
con gli altri, a costruire mediazioni fra
le culture, e sotto questo aspetto solo la musica possiede la stessa capacità
di contaminazione. La cucina è quindi cultura in continua evoluzione;
diffiderei molto di chi affermasse possibilità di “invenzioni” in
questo campo, anche se venissero da qualche famoso “genio del fornello”
che imperversa in televisione o sulle riviste. Gli ultimi cambiamenti
radicali vissuti in cucina sono infatti avvenuti con l’introduzione di
prodotti allora sconosciuti provenienti dalle Americhe, come ad esempio il
pomodoro, che fece la sua comparsa in Europa nel XVI° secolo.
La globalizzazione ci toglie questa preoccupazione, lasciandoci
casomai quella del reperimento di alimenti naturali e possibilmente non
transgenici. Potremo approfondire meglio questi concetti nel tempo, con
approfondimenti tematici o attraverso lo studio delle origini di molte
ricette. Darei inizio a questa rubrica con una ricetta antica ma semplice
nell’esecuzione: La
Scottiglia Come tanti, nasce come piatto “povero”, cioè con la caratteristica, all’interno di un’idea unificante, di essere costituito da componenti alimentari in parte variabili, per tener fede all’inevitabile assunto che un piatto “povero” si cucina con quello che c’è a disposizione. Trattasi di un piatto toscano o, più precisamente, maremmano della zona conosciuta come Colline Metallifere. Sino a pochi anni fa zona di minatori, boscaioli e pastori, è probabilmente a questi ultimi che dobbiamo l’invenzione di questo piatto, che altro non è che una padellata di carni diverse. Verosimilmente la sua origine va ricercata nelle cene attorno ai fuochi di bivacco dove, nella padella, venivano cucinati tutti i pezzi di carne che avevano al momento a disposizione, aromatizzati dagli odori che il bosco spontaneamente forniva. Nel suo divenire ricetta (quella che oggi in cucina viene chiamata “rivisitazione”) il piatto si è ingentilito, definendo una base comune e tipologie di massima delle carni utilizzate. La mia personale versione prevede tre tipi di carne: maiale, agnello e faraona. Consiglierei per l’agnello la parte posteriore e più precisamente la coscia e per il maiale la parte del collo, più morbida e con le venature di grasso che contribuiscono a insaporire il tutto mentre la faraona è preferibile venga preventivamente spellata. In una padella (di ferro sarebbe il massimo) unta d’olio va soffritto un trito composto da carota, cipolla, aglio, ramerino, salvia e prezzemolo. Disponete le carni tagliate a tocchetti, soffriggete ancora moderatamente, salate e sminuzzate un peperoncino rosso possibilmente fresco, ed infine bagnate con brodo e aggiungete un poco di salsa di pomodoro solo nella misura sufficiente a dare colore al tutto. Proseguite a questo punto sino a cottura aggiungendo, se necessario, ancora un poco di brodo. Piatto gustoso e stimolante, adatto al lungo periodo dall’autunno a primavera, ha anche il pregio di essere poco conosciuto, il che può consentirvi di rinnovare la stima dei vostri commensali. Questo piatto infatti si trova raramente oggi anche in maremma; la sua recente vocazione turistica ha indotto infatti i nuovi ristoratori a declinare una cucina più raffinata e con una presenza sempre maggiore di pesce. Se risalite però dalla costa verso il senese, percorrendo la zona dell’Amiata, potrete trovare ancora trattorie e ristoranti che fanno della tradizione un loro specifico vanto e in cui potrete gustare questa ricetta, divertendovi anche a scoprire le personali versioni a cui questo piatto si presta. Immagino che per un abbinamento a questo piatto venga spontaneo pensare al Morellino di Scansano, vino della zona di ottima qualità e oggi universalmente conosciuto. Proverei quindi a suggerirvi di cercare una bottiglia di Monteregio di Massa Marittima, da pochi anni riconosciuto con la denominazione DOC e vinificato nei vigneti dell’omonimo Comune medioevale ai piedi delle Colline Metallifere. Trattasi di un vino composto nella maggior parte dei casi interamente con uve Sangiovese, con possibili aggiunte di piccole percentuali di altre uve quali il Merlot. Claudio Molteni
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