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Per un Museo della Pace in Zona Due. In difesa della Sanità pubblica La chiusura della mostra Campioni di Pace Milano Bicifestival. Passata la festa… Tutto quello che vorreste sapere (e non) sul liceo Carducci di oggi
Sulak, l'intellettuale buddista A spasso per il Trotter
Inconvenienti e disagi sul viale Monza e dintorni
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MartesanaDUE mensile di informazione, cultura e annunci della zona due di Milano citta'
Editore Comedit 2000
Direttore Paolo Pinardi
Redazione Gianni Bazzan Mattia Cappello Adele Delponte Antonio Gradia Daniela Monteverdi Giuseppe Natale Aurelio Volpe
Red. e pubblicita' Via delle Leghe, 5 20127 Milano Tel. 02/28.22.415 Fax 02/28.22.423
Reg. Trib. MI n. 616 settembre 99
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Per un Museo della Pace in Zona Due Venti ottobre 2004, sessantesimo del bombardamento anglo-americano sulle scuole di Gorla e Precotto. 20 novembre 2004, quindicesimo della Convenzione ONU sui Diritti dell’Infanzia. Le guerre e i bambini. Le guerre e le vittime civili. Il passato e il presente. La memoria storica e l’impegno per la pace,oggi. A livello globale e locale. Viviamo tempi d’angoscia ed insicurezza, stretti nella morsa del terrore che si presenta bifronte: guerre “preventive”ed addirittura “infinite” ed orrifici atti terroristici, che reciprocamente si alimentano e si avviluppano in una spirale d’abisso infernale. Fu il secondo conflitto mondiale a segnare l’avvio del terrificante aumento esponenziale delle vittime civili delle guerre contemporanee. E i bombardamenti aerei sulle città furono e sono gli strumenti letali di indiscriminato terrorismo per piegare il nemico. Secondo uno studio dell’autorevole rivista medico-scientifica britannica The Lancet, sono 100.000 i civili iracheni morti negli ultimi 17 mesi, “vittime al 95% di bombe e raid americani”. Sul fronte dei militari, secondo le fonti ufficiali, i morti sono 6.370 soldati iracheni e 1.251 soldati americani e delle altre forze occupanti. Dei civili, sono i bambini e le donne e gli anziani le vittime straordinariamente più numerose. Secondo l’UNICEF, i civili uccisi nei conflitti armati in corso oggi nel mondo raggiungono il 90% delle vittime. E più di un terzo sono bambini! Nell’ultimo decennio, ogni anno oltre 200.000 bambini sono uccisi dalle guerre, e 10.000 dilaniati dalle mine. Sempre nell’arco del decennio, 5 milioni sono i feriti e i mutilati; 20 milioni i profughi. Con un’età inferiore ai 15 anni, oltre 300.000 bambini diventano soldati e vengono mandati a combattere e a morire.! Terribile tragedia! Oltre a costituire una lancinante violazione dei Diritti della persona-bambino solennemente sanciti dalla Carta Internazionale del 20 novembre 1989 e ratificata da quasi tutti gli Stati del mondo (tranne USA e Somalia), la tragica condizione dell’infanzia dei paesi in guerra minaccia il futuro stesso dell’umanità. E di questo è necessario prendere coscienza e conoscenza, come stanno facendo da tempo i movimenti per la pace, le associazioni e le organizzazioni di solidarietà e di cooperazione internazionali. Occorre muoversi non solo a livello generale e globale, con iniziative e manifestazioni pubbliche di grande risonanza, ma anche a livello locale. Nella nostra Zona sono tante, e di grande efficacia, le azioni concrete per la pace e il dialogo interculturale, consolidatesi nel corso degli anni e diventate un importante patrimonio da valorizzare, Da anni opera un Comitato che tiene viva la memoria dei “Piccoli Martiri di Gorla”, e chiede una sede per un Museo della Pace a Milano, in Zona 2. La richiesta è stata riformulata il 23 ottobre scorso al Teatro S: Domingo nell’ambito dell’inaugurazione di una Mostra sui Premi Nobel per la Pace e di una Tavola rotonda, a cui hanno partecipato storici, studiosi ed amministratori del Comune di Milano. Dal maggio 2000, Cammino di Pace è un progetto educativo e scientifico-culturale portato avanti da docenti e studenti dell’Istituto Professionale Statale “Marignoni-Polo”. Partendo dalla memoria storica del territorio (foto e testimonianze del bombardamento delle scuole di Gorla e Precotto del 1944), la ricerca allarga la conoscenza e la documentazione alla condizione dei bambini e dei civili nei paesi dilaniati dalle guerre contemporanee, e alla violazione sistematica dei Diritti umani e dell’Infanzia. Il materiale documentario , presentato in una Mostra, viene aggiornato annualmente. Per l’anno scolastico in corso, in occasione del 60° dei Piccoli Martiri di Gorla , gli studenti dell’Istituto “Marignoni-Polo”, della Scuola Elementare “Crispi” e delle Scuole Medie “Casa del Sole-Rinaldi” e “Trevisani-Scaetta” vengono coinvolti nel Progetto Si scrive futuro, si legge scuola – da una scuola bombardata a una scuola costruita, che si pone l’obiettivo di collaborare alla costruzione di edifici scolastici in Ciad nell’ambito del Progetto Programma di sostegno all’educazione elementare in tre regioni del Ciad, promosso dall’o.n.g. ACRA che ha sede nella nostra zona. ( Si possono versare contributi sul c/c postale 14268205 – causale: “Da una scuola bombardata a una scuola costruita”). Tante altre iniziative – poco conosciute- di educazione alla pace vengono promosse nelle scuole del nostro territorio, dotato di luoghi storicamente significativi che possono diventare sede museale e culturale e di informazione e formazione alla convivenza pacifica. MartesanaDue, che aveva già lanciata l’idea di fondare – all’interno di un Museo – una vera e propria Scuola per la Pace, intende promuovere una campagna di informazione e sensibilizzazione con tutti i soggetti disponibili. Secondo noi occorre muoversi subito su due versanti: - unire le forze dal basso e creare un collegamento tra scuole ed associazioni/Comitati; - richiedere al Consiglio di Zona e al Comune un impegno preciso e concreto, e verificare con la Provincia – che sta realizzando la Casa della Pace – la sua disponibilità a sostenere l’istituzione del Museo della Pace in Zona 2. Giuseppe Natale
Trasporti, municipalizzate, bilancio, ambiente, continuiamo la chiacchierata collettiva avviata nel numero di Martesanadue di ottobre con Basilio Rizzo, Sandro Antoniazzi e Maurizio Baruffi. Emanuele Fiano e Aldo Ugliano ci hanno promesso di scrivere in tema di casa, architettura e piani urbanistici, e saremo ben felici se anche i consiglieri comunali della maggioranza (oltre che dell’opposizione) vorranno mandarci dei contributi. Un sondaggio su Repubblica Dopo il consiglio di comunale straordinario sul traffico quello dei trasporti è un tema caldo e Baruffi ci segnala il sondaggio in atto su Repubblica online; alle 12.35 di martedì 2 Novembre hanno votato in 2566 con i seguenti risultati: l’83% è d’accordo con la chiusura del centro storico al traffico sino alla cerchia dei Bastioni, incertezza sulla proposta del ticket per entrare in auto nel centro storico (a favore il 47%), plebiscitario invece (93%) il NO alla domanda se il sindaco di Milano abbia fatto abbastanza per arginare l’emergenza traffico in città. Della mozione presentata da Sandro Antoniazzi a nome della opposizione hanno già parlato i quotidiani (non rinnovare al Sindaco i poteri straordinari sul traffico, ripristino della chiusura del centro storico) ma vi sono diversi aspetti che andrebbero approfonditi, Più corse per la Linea 1 (e non solo) Ad esempio la necessità di coordinamento a livello metropolitano e regionale (su cui peraltro Albertini è stato criticato in Consiglio dall’ assessore regionale Corsaro, della sua stessa maggioranza, “pensi ai collegamenti con la nuova Fiera a Rho/Pero prima di pensare al traffico a spicchi al Centro).Per fare questo aumenta la necessità di linee di collegamento tangenziali alla città (e il controllo pubblico della Milano-Mare certamente aiuta) ma anche una maggiore frequenza delle corse della linea 1 della metropolitana, già oggi siovraccarica e incapace di affrontare seriamente il decollo della nuova Fiera. Sulla superficialità in tema di sviluppo della ciclabilità, “l’ultimo clamoroso esempio è il mancato ottenimento dei finanziamenti regionali per le piste ciclabili. Il Comune di Milano non è stato addirittura ammesso alla graduatoria per aver presentato 4 progetti che non avevano i requisiti minimi formali per partecipare al bando”. Perché Hera ed Acea “corrono” ed AEM no? Su AEM, la Corte di Giustizia europea ha dichiarato non valida la cessione di azioni senza cedere il premio di maggioranza. Allora, secondo Rizzo, “delle due l’una: o si vende e si cede (come vuole il codice) il premio di maggioranza, o non si vende. Se si vende senza cedere il premio di maggioranza si ottiene l’effetto perverso di fare un danno alla città di Milano (perché si cede un bene pubblico) e di fare un danno ai piccoli azionisti”, In questo momento il panorama nazionale è pieno di società di servizi che vengono rilanciate dai rispettivi comuni, sta accadendo fra le municipalizzate emiliane (dall’inizio dell’anno Hera in Borsa ha guadagnato il 73%), la romana Acea il 59%, eppure la mano pubblica (vari comuni emiliani nel primo caso, il comune di Roma nel secondo) rimangono in maggioranza. Gli stessi consiglieri di maggioranza stanno lasciando solo Albertini, in una battaglia che sempre più appare nel migliore dei casi ideologica (privatizzare a tutti i costi).Tutti i gruppi, compresi quelli di maggioranza,hanno votato una mozione dove si chiede al sindaco ed alla giunta di venire in aula per riferire sul futuro di AEM vista la spada di Damocle della Corte europea. Conflitti di interesse? Ed emergono i casi di conflitti di interesse: da una parte il Prof Talamona (assessore al Bilancio) nomina Caboto (gruppo Banca Intesa) prima consulente finanziario ATM ed ora global coordinator per assistere Palazzo Marino nella vendita dell’8,8% di azioni destinati ai piccoli investitori. Dall’altra lo stesso Talamona è vicepresidente di Nextra, la società di gestione di fondi di investimento che fa capo a Banca Intesa, E Caboto non ha dato gran prova di se con Palazzo Marino, avendo acquistato per conto di ATM Bond Cirio per 10 milioni non molto tempo prima del crac Cragnotti. “Si dice che il Comune ha bisogno di fare cassa. Questo è certamente vero, ma ad esempio ATM ha una liquidità di 390 milioni di euro che si preferisce reinvestire nella finanza. Sarebbe meglio che questi soldi venissero investiti nel core business di ATM (far viaggiare i Milanesi su mezzi pubblici: tanti, di buon livello, puntual, etc) ma se proprio non vogliono investirli in trasporti pubblici almeno li prestino (alle normali condizioni di mercato) al Comune!” Dal Piermarini agli Arcimboldi, e ritorno Passando alla Scala, gli Arcimboldi sono costati al cittadino milanese circa 60 milioni di euro, spendiamo 4 milioni e 400 mila euro per le sole iniziative connesse alla riapertura del Piermarini…alla fine il “sistema Scala” disporrà di due grandi teatri egualmente impegnativi e si presume riuscirà a gestirne solamente uno. Cosa ne facciamo allora degli Arcimboldi? Non sono un po troppi 60 milioni per un Teatro che ha vissuto solamente 3 anni? Abbiamo fatto alla Bicocca una “Cattedrale nel Deserto”? Aurelio Volpe Sulak, l'intellettuale buddista
al Tempio d'Oro di via delle leghe 23 - Mi Mercoledì 17 novembre ore 21,30 AsiaClara e libreria ilponte.it promuovono una serata dedicata alla cultura thai
"Semi di pace - dal buddismo una visione per rinnovare la società" Sivaraksa Sulak - Ed. Astrolabio
Non sono in tanti ad aver scritto più di un centinaio di libri - tradotti in più lingue - ad aver fondato una casa editrice ed una rivista, ad aver tenuto corsi in facoltà statunitensi e giapponesi, ad essere stati più volte incriminati per mancato rispetto nei confronti di Sua Maestà. È il caso però di Ajarn Sulak Sivaraksa a cui il Tempio d’Oro dedica la serata del 17 novembre. Intellettuale militante thailandese, Sulak inizia la sua attività fondando una rivista di Scienze sociali che diviene il punto di riferimento per il movimento progressista negli anni ’60 a Bangkok. Proveniente da una famiglia agiata si rende presto conto dell’importanza del rapporto con la popolazione povera e contadina a cui si avvicina attraverso varie associazioni di solidarietà. Sono gli anni dello sviluppo economico e della spinta all’occidentalizzazione. Sulak si fa portavoce di un diffuso disagio nei confronti del modello proveniente dall’Europa, dagli Stati Uniti e dal Giappone. E trova nell’antica tradizione buddista le radici a cui aggrapparsi e da cui partire per mettere in discussione la “via unica allo sviluppo”. Il buddismo invita la persona ad essere consapevole di se’ e della realtà che lo circonda, indica poi tutta una serie di passi per procedere lungo questo percorso. Da qui Sulak trae gli strumenti per osservare se’ e il mondo e gli spunti per delineare strategie di cambiamento. Per esempio il buddismo indica nel forte desiderio una delle principali origini della sofferenza: Sulak nota come le strategie di marketing si fondino proprio sulla stimolazione di desideri e bisogni e ne deduce quindi che una società la cui economia è fondata sul marketing può solo originare frustrazione e sofferenze individuali e collettive. Dall’economia all’ ecologia il passo è breve: di fronte alla devastante deforestazione, Sulak si richiama all’importanza della dimensione naturale dell’essere umano e anche in questo si appella alla millenaria tradizione thai dei monaci della foresta e alla cultura contadina tradizionale con il suo corollario di prodotti biologici. Figura istrionica e provocatoria, Sulak non agisce però da solo. È parte di un percorso collettivo che vede in prima fila monaci come Buddhadasa Bikku (il primo a parlare di buddismo socialmente impegnato) o come Phra Prachak (monaco ribelle che cingeva con paramenti sacri gli alberi affinché i tagliaboschi non osassero distruggerli), o militanti come come Pibhop e Rajani Dhongchai (esponenti del movimento studentesco, poi fondatori di un villaggio di accoglienza per bambini di strada e infine membri della commissione costituente), oppure Prateep Ungsongtham (capofila del movimento per la democrazia e fondatrice di una serie di progetti nella baraccopoli dov’è nata e cresciuta). Intellettuali, monaci, militanti, sempre inclini a sconfinare tra l’approccio esperienziale individuale e la proposta politica collettiva, tra il percorso spirituale e l’attivismo sociale, tra la tradizione, il radicamento e l’innovazione, sono alcuni di coloro che in Estremo Oriente rifiutano di rassegnarsi alla logica dello "sviluppo obbligato" che con la tecnologia e l'industria porta anche sfruttamento, emarginazione, distruzione del territorio ed omologazione culturale. Nicoletta Negri Ass. Culturale Asiaclara
Dalla collaborazione tra San Gabriele Basket e le scuole del Trotter Basket Globe Trotter Per chi possiede una forte coscienza civica, per chi e’ attento al sociale, per chi ha bene in mente la pratica quotidiana della solidarietà e conosce le dinamiche delle associazioni no profit, non dovrebbe essere una sorpresa la collaborazione di un’associazione sportiva (o di qualunque natura) con una scuola pubblica. Ma quando ci imbattiamo in un progetto scolastico, altamente qualificato, come quello elaborato dalla San Gabriele Basket per la Scuola Casa del Sole – Rinaldi di via Giacosa 46 a Milano, non possiamo che rimanere favorevolmente colpiti e bene impressionati dall’insieme dell’evento. Il progetto, condotto da istruttori nazionali FIP, e’ totalmente gratuito. Gratuito nel senso che alla scuola e alle famiglie non costa nulla! Gratuito nel senso che la San Gabriele Basket non riceve rimborsi di alcun tipo per l’ottimo lavoro svolto; ne dal Coni, ne dalla Federazione Italiana Pallacanestro, ne tantomeno dal Comune o dalla Provincia. Il progetto e’ frutto di un’offerta formativa fatta da un’associazione sportiva ben radicata nel territorio e nella zona di appartenenza, che vuole lavorare nel campo dell’educazione motoria, ma anche in quello più ampio della psicomotricità, della pedagogia e dell’educazione in senso universale. Un’associazione che conosce i problemi del territorio e, per la propria competenza, vuole contribuire a rendere migliore il senso educativo del crescere insieme. Basket Globe Trotter, il titolo del progetto, nasce dalla fusione dei nomi Parco Trotter (la sede scolastica) e quello suggestivo degli Harlem Globe Trotters, mitica squadra di pallacanestro d’oltreoceano, che ha riempito di magia i sogni di tanti bambini, ragazzi e adulti negli anni ’60 e ’70. Splendidi atleti, ambasciatori dello sport nel mondo, che trattavano la palla come fossero giocolieri e funamboli, e con essa compivano gesti ritenuti impossibili. I bambini della scuola elementare del Parco Trotter, hanno la possibilita’ di conoscere le splendide potenzialita’ del movimento del proprio corpo nello spazio. Imparano la lateralità, la coordinazione oculo-manualo, le capacita’ di scelta. Sperimentano la destrezza e lavorano sull’equilibrio. Ma fondamentalmente si divertono un mondo, non accorgendosi neppure di stare lavorando per se stessi, per la corretta crescita e lo sviluppo del proprio corpo e della propria mente. Ben venga allora il lavoro della San Gabriele Basket, associazione sportiva di pallacanestro che vanta la squadra senior nel campionato di serie B e squadre femminili di livello nazionale. Ben venga la collaborazione di società sportive nell’ambito scolastico. La collaborazione della Scuola Casa del Sole – Rinaldi con la San Gabriele Basket, deve essere un modello da seguire per altre realta’ e altre scuole. È giusto dare spazio ad associazioni sportive di zona che vogliano lavorare nella formazione scolastica, collaborando a stretto contatto con gli insegnanti. È lodevole che di questo bellissimo e qualificato progetto, si possa beneficiare a titolo gratuito. Forse varrebbe la pena che almeno le autorita’ politiche di zona, si mettessero in contatto con questa bella società sportiva. E che si desse spazio a collaborazioni su manifestazioni sportive da attuarsi in zona, tra la San Gabriele Basket (referente Franz Pinotti 347/8304704) e il Consiglio di Zona 2. Sappiamo che notevole successo per gli abitanti della nostra zona, ebbe una manifestazione voltasi nel 2002 (La Zona 2 va a canestro) grazie alla collaborazione di questa associazione con il C.d.Z. tramite l’interessamento del Dott. Michele Campini. Una societa’ sportiva che, al di fuori del calcio, da lustro alla zona, non dimenticandosi mai di lavorare nel campo sociale per la crescita dei bambini e dei giovani nei nostri quartieri. Ugo Stefani
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