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Colate di cemento sul quartiere Adriano
In Comune non affitta ma vende
A quando la piscina di via Cambini?
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Guerra e pace: l'Italia ripudia la guerra. Il governo Berlusconi no
DATTERI IRACHENI Per la tutela dei diritti umani nelle carceri in Iraq
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MartesanaDUE mensile di informazione, cultura e annunci della zona due di Milano citta'
Editore Comedit 2000
Direttore Paolo Pinardi
Redazione Gianni Bazzan Mattia Cappello Adele Delponte Antonio Gradia Daniela Monteverdi Giuseppe Natale Aurelio Volpe
Red. e pubblicita' Via delle Leghe, 5 20127 Milano Tel. 02/28.22.415 Fax 02/28.22.423
Reg. Trib. MI n. 616 settembre 99
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Colate di cemento sul quartiere Adriano La cementificazione avanza nel nord-est di Milano: sulle aree dismesse Paganoni ed ex Magneti Marelli; area Cascina S. Giuseppe, area di Via Trasimeno (da viale Monza al Quartiere Adriano) – sulle aree limitrofe E. Marelli a Sesto S. Giovanni. Si prospetta un disastro ambientale, territoriale, urbanistico di enormi proporzioni. L’eccessiva ed insostenibile quantità degli insediamenti - accompagnata alla drastica riduzione dello standard di verde - aumenterà il traffico e l’inquinamento e peggiorerà ulteriormente la qualità della vita. Nella seduta del 23 novembre scorso la maggioranza di centro-destra del Consiglio di Zona 2 ha approvato i Progetti urbanistici Marelli e Cascina S. Giuseppe nel Quartiere Adriano. Anche se il parere favorevole sui Programmi Integrati d’Intervento (P.I.I.) contiene critiche e proposte integrative (come,ad es., la richiesta di un istituto scolastico onnicomprensivo – dall’asilo alla scuola media), la sostanza non cambia. Le opposizioni si sono purtroppo divise . I consiglieri di DS,Margherita,Italia dei Valori si sono astenuti, perché qualche loro proposta è stata accolta nel documento di maggioranza: una posizione fortemente contraddittoria con le proposte progettuali avanzate da anni dalle Associazioni e dai Comitati, e dalla Sezione DS “Venturini-Di Vittorio”; una posizione subalterna alla vecchia logica – presente anche nelle cooperative di edilizia convenzionata – di riempire i “vuoti urbani” sempre e comunque col cemento. Hanno votato contro – esprimendo parere negativo sui P.I.I.- i consiglieri di Rifondazione Comunista, Verdi, Comunisti italiani. Per ora ci limitiamo ad alcuni dati. Sull’area ex Magneti Marelli di 306.724 mq si andrebbe ad edificare su ben 167.340 mq (con un indice di edificabilità tra i più alti e pesanti di tutte le aree dimesse di Milano:0,75 mq/mq): 50% residenza libera,50% residenza convenzionata (totale:800 appartamenti); nulla è previsto per l’edilizia residenziale pubblica o per affitto a canone concordato. A questo cemento occorre aggiungere quello per il centro commerciale, centro sportivo, asilo, parcheggi ed altro. Appena 65.402 mq - un “fazzoletto” – vengono ritagliati per il verde cosiddetto “attrezzato” (pubblico o privato?). Sin dal 1995, i cittadini del Quartiere chiedevano che almeno i 2/3 dell’area fossero destinati a Verde Pubblico, confortati dalla prima impostazione del Progetto, chiamato Parco Urbano, da parte dell’allora Assessore all’Urbanistica (arch. Serri), laddove si scriveva che: “ La generalizzata carenza di aree verdi nella zona porta poi a ritenere che grande importanza sia da affidare alla creazione di un vasto parco urbano, di dimensioni paragonabili a quelle del Parco Sempione, assunto come matrice del progetto, ben connesso con i sistemi del verde e i valori ambientali da valorizzare presenti in zona”. Indicazioni di linee progettuali in tale direzione furono presentate dal Comitato di Quartiere anche alla proprietà dell’area: “Riservare a Verde-Parco urbano, sul modello del Parco Sempione e dei Giardini Pubblici di Porta Venezia, circa i 2/3 dell’area, comunque non meno di 200.000 mq, all’interno dei quali prevedere le seguenti strutture e funzioni: - Arti: laboratori artistici; - Artigianato: laboratori e botteghe, dando la precedenza a quelli attivi in zona; - Cultura e Formazione: Biblioteca e Archivio e Documentazione di storia locale, un piccolo Museo dell’Agricoltura Artigianato e Industria, Centro di formazione professionale; Musica: Auditorium e Centro di registrazione, Cinema di qualità; Servizi: ricreati e sportivi, poliambulatorio, centro scolastico. Insomma, una specie di cittadella della cultura, dell’arte e dell’ artigianato, della musica e del tempo libero, in una Zona di Milano (la 2) assai carente di sedi e funzioni di pregio. Tutti hanno fatto orecchie da mercanti! Anzi, la situazione è peggiorata! Sull’area contigua “Cascina San Giuseppe s’innesca la stessa logica perversa. Caduto il vincolo urbanistico della destinazione VERDE COMUNALE (e perché?…), su 168.964 mq si andrebbe a costruire soprattutto residenza libera (23.992 mq), e un pochino di abitazioni a sistema cooperativo convenzionato ( mq 4.730 ). Si prevedono altri 15.926 mq per Residenza Sanitaria Anziani, residenza studentesca e recupero della cascina per servizi sociali. La redazione
Il Comune non affitta ma vende Milano si trova in piena emergenza abitativa: 10 mila gli sfratti da eseguire, 23 mila gli aventi diritto ad un alloggio popolare, 1636 le famiglie aventi diritto all’assegnazione di un alloggio, 139 le famiglie in graduatoria perché sfrattate. Gli alloggi comunali disponibili sono appena 82 ( al 10 novembre 2004). A rigor di logica, ogni alloggio di proprietà pubblica disponibile dovrebbe essere immediatamente utilizzato per fronteggiare una evidente situazione di emergenza, invece il Sindaco Albertini e la sua Giunta fanno esattamente il contrario: rinunciano a case già disponibili in centro per acquistare /ristrutturare alloggi disponibili in futuro in periferia. Questa politica di dismissione di parti consistenti del patrimonio edilizio comunale mi sembra discutibile e socialmente ingiusta: tra l’altro, per la ristrutturazione di questi edifici in centro sono stati utilizzati consistenti finanziamenti di fondi Gescal. Gli alloggi che la Giunta è orientata a porre in vendita, oltre all’ormai famoso piazzale Dateo (157 alloggi), sono in corso XXII Marzo 22 e 30, corso Lodi 8-10, via Marghera 29, via Anfiteatro 7, via Pianell, via Ponti 3, via Giannone 8 per un totale di 445 alloggi. Alcuni (escluso p.le Dateo) sono in fase di ristrutturazione da anni; altri, (via Palermo 19), sono stati abbattuti e non è chiaro come il Comune di Milano intenda procedere per l’utilizzo dell’area. Questa politica di dismissioni del patrimonio edilizio procede senza una strategia capace di fronteggiare l’emergenza abitativa nella nostra città: dopo essere stati ristrutturati (usufruendo di fondi Gescal), ultimamente sono stati venduti gli immobili di via Cicco Simonetta e via Cesariano e prima ancora gli stabili di via Lagrange, piazza Minniti e via Maroncelli. Sono stati messi in vendita anche diritti volumetrici di Edilizia Residenziale Pubblica in via Barsanti e via Presolana. Secondo la Giunta Comunale, la vendita di questi immobili, situati nel centro cittadino, può determinare introiti tali da permettere l’acquisto sul mercato di immobili, in periferia, più a buon mercato e quindi in numero maggiore. Ma, dagli impegni finanziari non risulta che i proventi di tali dismissioni siano stati utilizzati per acquistare nuovi alloggi. Inoltre questa manovra di vendere una quota di alloggi in centro per acquisirne un numero maggiore in periferia, più a buon mercato, a prima vista appare di buon senso ma si scontra con la realtà: il prezzo medio per la vendita di immobili a Milano è di 2.500/3.000 Euro a mq.; ma, per la costruzione o l’acquisto di immobili da adibire ad ERP, il Comune di Milano non può spendere più di 900/1000 Euro al mq, secondo quanto stabilito dal Ministero dei Lavori Pubblici. A costi così ridotti il privato non è interessato a tali operazioni: nella primavera del 2003 il Comune di Milano ha emanato un bando per l’acquisto di alloggi. Ha risposto un solo operatore, per 156 alloggi in via Eritrea, che sono stati acquistati. Viste le premesse, c’è da dubitare che la strategia del Sindaco Albertini affronti l’emergenza abitativa con tutti i mezzi possibili. Magari i fondi ricavati dalle vendite immobiliari serviranno a coprire qualche altra spesa (un esempio, non a caso: il Teatro alla Scala). Per un “amministratore di condominio” non mi sembra un buon risultato. Aldo Ugliano
Per la tutela dei diritti umani nelle carceri in Iraq
Frutto di un impegno, sarà questo lo slogan della campagna che per il quinto anno consecutivo porterà i datteri iracheni sulla tavola natalizia degli italiani. Un impegno che ci ha visti nei primi tre anni importare i datteri illegalmente, come atto di disobbedienza civile all’embargo che condannava un intero popolo alla fame, e ci ha consentito di sostenere il dispensario medico Sinbad di Bassora (10.000 bambini curati ogni anno dalle affezioni gastrointestinali) e di riabilitare un Centro Sanitario di Base nella stessa città. Nel 2003, con la fine dell’embargo, il ricavato della vendita dei datteri, ormai importati legalmente, è servito a sostenere lo sviluppo della società civile irachena e ad avviare un progetto di sostegno ai piccoli coltivatori di datteri a Bassora. Quest’anno i proventi della vendita dei datteri iracheni serviranno a finanziare il progetto Tutela dei diritti umani nelle carceri irachene. Il sequestro dei nostri operatori umanitari ha alimentato la sensibilità verso il tema della reclusione e della privazione della libertà individuale, rendendo a noi più vicino il dolore delle famiglie irachene che hanno i loro cari in stato di arresto, spesso senza conoscere i luoghi di detenzione né le accuse loro rivolte. Il progetto ha la finalità principale di sostenere l’attività delle associazioni irachene per i diritti umani e si articola in una serie di iniziative da svolgere in Iraq e in Italia: monitoraggio e raccolta di documentazione sulla situazione carceraria in Iraq, riferita in particolare alle donne; produzione di rapporti e di campagne informative e di sensibilizzazione in Italia; formazione degli operatori e dei volontari iracheni; apertura di un centro di assistenza a Baghdad per i detenuti rilasciati. L’iniziativa vedrà la stretta collaborazione di altre realtà italiane che operano da anni sul tema delle carceri quali Antigone, il Gruppo Abele e Ora d’Aria. Lo scorso anno, abbiamo vissuto direttamente il paradosso della nuova libertà irachena: un assalto ai camion di trasporto da parte di alcune bande criminali ha ritardato la spedizione del carico, impedendo in tal modo di far arrivare i datteri nei tempi previsti. Un evento tra i tanti che testimonia la difficoltà attuale di lavorare in Iraq. Molti sostenitori della campagna, botteghe e singoli cittadini, sono rimasti delusi. Noi ancor più di loro. Ciò nonostante abbiamo distribuito quattro tonnellate di datteri e per questo ringraziamo tutti per la pazienza e la comprensione dimostrata. I datteri saranno venduti presso le Botteghe del Commercio Equo e Solidale e tutte le associazioni e gruppi locali che vorranno sostenere la Campagna. E anche presso la libreria il ponte.it di via delle Leghe 5. Facciamo appello al movimento per la pace, alle associazioni, ai partiti e alla società civile tutta ad essere protagonisti della distribuzione dei datteri nelle piazze italiane il 23 dicembre 2004.
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