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L’attività parlamentare, dopo la pausa per le vacanze estive, è ripresa. Si prospetta un autunno molto intenso per l’accavallarsi dei provvedimenti che il Governo vuol far approvare – oltre al bilancio dello Stato e la legge Finanziaria 2005 – che normalmente impegnano deputati e senatori nei mesi autunnali. Prima delle ferie, con le sedute che si sono protratte sino all’inizio di Agosto, ed a suon di “voti di fiducia”, il Governo ha fatto passare numerose misure: dai provvedimenti sull’energia alla delega sulle pensioni, dal Decreto taglia spese, alla modifica – in prima lettura - di decine di articoli della Costituzione ed infine, in soli 3 giorni, il Documento di programmazione economica – DPEF – per gli anni 2005-2008, con una manovra finanziaria di 24 miliardi di Euro per il 2005.
DECLINO ECONOMICO DELL’ITALIA E MANOVRA FINANZIARIA Il “dimissionamento” del Ministro TREMONTI e la sua sostituzione, al Ministero dell’economia, con Domenico SINISCALCO – già direttore del Tesoro – ha fatto emergere i buchi creati nel bilancio dello Stato, nel triennio 2001-2004, dalle politiche del Governo Berlusconi-Tremonti. Oltre al declino economico-produttivo, con un forte calo delle esportazioni italiane in Europa e nel mondo, in conseguenza della mancata innovazione tecnologica e produttiva, al peggioramento delle condizioni di vita di ampi strati della popolazione, a partire dalle famiglie dei pensionati e lavoratori, per il continuo aumento dei prezzi, le politiche “creative” di Tremonti che hanno determinato “grandi falle”, enormi buchi nel bilancio, sforando il tetto del patto di stabilità Europeo. Con due misure straordinarie, approvate a Luglio, di 1,7 miliardi di Euro per la Sanità e di 7,5 miliardi di Euro di tagli alle spese, negli ultimi mesi del 2004, il Governo tenta di far rientrare il deficit sotto il 3% .Ma le conseguenze di ciò ricadranno sui cittadini con la riduzione dei servizi (anche per i minori trasferimenti ai Comuni) ed il pagamento di servizi e medicine essenziali, in particolare per i malati cronici. Tutte le proposte alternative o di modifica, presentate dai Parlamentari del centrosinistra, sono state respinte dalla maggioranza e dal Governo. Ma con il DPEF, anche se non esplicitati nel dettaglio, e la sua manovra di 24 miliardi di Euro, sono emerse in tutta la sua gravità le conseguenze finanziarie della politica “allegra” governativa. In pratica, sommando quanto già approvato: ( 1,7 più 7,5 miliardi di Euro) pari a 9,2 miliardi più 24 miliardi della Finanziaria 2005, nonché 7-9 miliardi di Euro per la manovra ( a 3 fasce) fiscale, per un totale fra i 40-42,2 miliardi (oltre 80.000 miliardi di vecchie lire). Una manovra di una dimensione paragonabile solo a quella di oltre 10 anni fa, nel 1992, con pesanti ricadute sull’insieme dei cittadini e le loro condizioni. Il dettaglio si conoscerà solo in Ottobre, quando il Governo presenterà la legge Finanziaria 2005-2007, ma due misure sono già state definite: inflazione programmata (che serve anche per il rinnovo dei contratti di lavoro) all’1,6 %, inferiore all’inflazione reale 2,5-3 % , con pesanti effetti sui salari e pensioni; la vendita del patrimonio pubblico (palazzi, musei, ecc.) per fare cassa (decine e decine di miliardi di Euro). Ci attendono mesi di confronto molto duro.Presenteremo unitariamente, come Parlamentari di Centrosinistra, puntuali controproposte sul piano economico e finanziario. DESTRUTTURAZIONE DELLA COSTITUZIONE E DELLO STATO Questa settimana - dopo che il centrodestra, a Luglio, ha imposto il passaggio dell’esame dalla Commissione Affari Costituzionali all’Aula – è iniziato alla Camera dei Deputati l’esame della Legge che modifica ben 34 articoli della Costituzione, la cosiddetta “Devolution”. Legge approvata dalla destra in prima lettura, la scorsa primavera al Senato, i contenuti della quale stravolgono, per tanta parte, aspetti fondamentali della Costituzione, dal ruolo e funzione dello Stato a quelli del Presidente del consiglio (concentrandone i poteri ) e del Presidente della Repubblica ( riducendone le funzioni). Proposta di legge, come si ricorderà, definita lo scorso anno da “quattro saggi” del centrodestra sulle montagne trentine nella baita di Lorenzago, come se la riforma della Costituzione fosse una cosa da definire solamente tra intimi. Analogamente quest’anno, respinto il confronto di merito nella Commissione Affari Costituzionali, durante le ferie, i cosiddetti esperti della “Casa della Libertà”, hanno elaborato le modifiche da apportare al testo approvato dal Senato e pretendono che i Deputati l’approvino entro il 10 di Ottobre. Si tratta non di questioni marginali, ma decisive per gli assetti democratici del Paese, poiché riguardano: il ruolo del Presidente del Consiglio e del Presidente della Repubblica, del Senato federale(cambia funzioni), l’iter legislativo per l’approvazione delle leggi, il federalismo (sia come struttura statuale, che per gli aspetti fiscali) che l’interesse nazionale. Il confronto che si prospetta sarà duro, poiché non vi è disponibilità, da parte della destra, alla ricerca di soluzioni condivise tra maggioranza ed opposizione. Trattandosi di una legge costituzionale, la stessa deve essere approvata – a distanza di quattro mesi – in seconda lettura da entrambi i rami del Parlamento. Ma se la maggioranza non modifica atteggiamento, sarà inevitabile richiedere il referendum per la sua abrogazione. Tradizionalmente, in luglio. Antonio Pizzinato MartesanaDue - settembre 2004
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